Solo un liberista, o un commentatore dei grandi giornali e delle TV mainstream – oppure un vero e proprio cretino – poteva credere che riducendo i diritti e le garanzie sociali, aumentando le spese militari e praticando l’austerità di bilancio, la povertà non sarebbe aumentata.
Come invece è ovvio, il rapporto Istat sulla povertà ci dice che essa è in aumento e che ancora di più cresce tra chi ha un posto di lavoro.
Oggi in Italia ci sono 5,7 milioni di persone in povertà assoluta, cioè che non hanno di che mangiare e di che vivere dignitosamente. Ci sono poi altri milioni di persone che pur lavorando, non riescono a guadagnare un salario sufficiente per poter uscire dalla povertà.
È bene ricordare che, secondo i calcoli Istat, una famiglia di due persone che abbia a disposizione meno di 1150 euro al mese non è in grado di sopperire a tutte le esigenze fondamentali della vita.
Ebbene ci sono milioni di lavoratori che prendono un salario inferiore agli 850 euro mensili e spesso quello stipendio è l’unico che entra in famiglia.
Nello stesso tempo i profitti delle banche sono cresciuti dell’80%, così come la ricchezza dei più ricchi è aumentata di percentuali a due cifre.
Insomma un colossale fiume di danaro si riversa dal basso verso l’alto; sono proprio i soldi dei poveri che fanno i ricchi più ricchi, ma questa semplice verità viene considerata dal governo, e dal mondo politico economico liberista, come una “posizione ideologica”.
La tendenza all’aumento della povertà si verifica quando ancora non si è dispiegato tutto l’effetto negativo dell’abolizione del reddito di cittadinanza, che peserà molto di più sulla povertà del 2024 e degli anni successivi, mentre i dati Istat si riferiscono ancora al 2023.
Così come la mancata approvazione del salario minimo, per volontà del governo e della Confindustria, avrà una progressiva ricaduta dannosa sui salari, di fronte al persistere di un’inflazione che le buste paga non riescono a recuperare.
Quindi andrà sempre peggio per lavoratori e poveri, sempre meglio per imprenditori e ricchi.
Per un governo che si era presentato come espressione del popolo contro gli interessi e il potere dell’élite, non c’è davvero male.
Attenzione però, il governo Meloni ha responsabilità nell’immediato, per la sua particolare ottusità e ferocia sociale, ma l’incremento della povertà nel nostro paese ha basi che vengono da lontano e che si stanno consolidando.
Siamo il solo paese dell’OCSE nel quale negli ultimi trent’anni le retribuzioni sono diminuite, abbiamo subìto i peggiori tagli alla spesa sanitaria, all’istruzione e alla spesa pubblica e siamo sottoposti a un regime di bilancio fondato sull’austerità, che dal prossimo anno sarà ancor più lacrime e sangue con il ritorno dei vincoli del Patto di Stabilità UE.
In più, l’economia è tornata in stagnazione se non in recessione, l’industria sta pericolosamente frenando, tranne che nella produzione militare, perché a tutto questo quadro negativo si aggiunge anche quello dell’economia di guerra.
Siamo dominati da una folle politica di guerra, che la UE considera oramai una scelta definitiva e che il governo Meloni, sulla scia di quello di Draghi, fa propria.
Per poter reggere un minimo di equilibrio sociale in queste condizioni, occorrerebbe un’opera persino brutale di redistribuzione della ricchezza, ci vorrebbe un bel po’ di tasse sui profitti e sui grandi patrimoni. E questo fa ridere di rabbia pensando a questo governo, che si è fatto infinocchiare dalle banche, alle quali aveva proposto una tassa che alla fine diventata un altro extra profitto.
La povertà che cresce è frutto di precise decisioni di politica economica e sociale e alla fine penso che, per quanto incapaci e stolidi siano coloro che ci governano, non sia credibile che essi non sappiano mai nulla delle conseguenze delle loro azioni. Tutto a loro insaputa? Non ci credo.
Ho invece maturato la convinzione che la scelte che aumentano la povertà siano volute, cioè che si pensi che questo paese possa crescere solo se diventa una centrale di sfruttamento del lavoro, un’Italia low cost “competitiva” in Europa e nel mondo occidentale.
Così come credo che la servile fedeltà agli Stati Uniti e ai guerrafondai occidentali, sia praticata anche nella speranza che essa produca guadagni economici, oltre che politici.
Sì, per quanto possano sembrare dilettanti allo sbaraglio, io non credo più che Meloni e i suoi siano inconsapevoli di produrre povertà. Io credo che abbiano fatto una scelta, così come un loro referente politico, il fascista presidente argentino Milei, ha fatto nel suo paese.
I liberaldemocratici occidentali fanno finta che non sia così, ma la verità è che liberismo economico e austerità, politica reazionaria, guerra sono sempre più uniti assieme.
Quello che stiamo vivendo è un impoverimento causato da anni di liberismo, che ora viene accelerato dalla politica di guerra della NATO.
Politica estera e politica interna sono sempre più intrecciate e vincolate tra loro; e non credo che si possano cambiare le cose, ridurre la povertà in Italia, senza metterle entrambe in discussione.
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Matteo
E’ una sorta di suicidio collettivo, il neoliberismo sta portando alla deindustrializzazione, alla desertificazione economica, culturale, politica, morale e ovviamente anche ambientale dell’Italia (ma anche di altre zone dell’Occidente euroatlantico). Ci sono almeno due generazioni di giovani che stanno rimanendo al palo in questo paese, improduttivi e senza speranze per il futuro che non siano lavoracci di merda nei servizi o nel settore turistico. Siamo in presenza di una almeno trentennale brutalizzazione dei lavoratori e di un attacco senza precedenti all’istruzione pubblica. Il tutto per continuare ad arricchire un 1% che poi deposita il bottino nei paradisi fiscali o lo investe in borsa. Strategia “lungimirante” non c’è che dire, poi si meravigliano se la Cina diventerà una superpotenza che ci surclasserà sotto tutti i punti di vista…