Per capire cosa succede a Gaza è necessario guardare cosa accade in Ucraina.
Per quanto i politici italiani “autorevoli” ripetano i loro “atti di fede”, e ugualmente gli altri leader “nani” europei e i giornalisti a loro legati (ed entrambi proni esecutori dei loro padroni yankee), le loro dichiarazioni stizzite e altisonanti sono solo il riflesso della vittoria strategica del governo russo nel confronto con la NATO.
Ancora non c’è la vittoria palese sul campo della Russia, ma quella strategica è già stata ottenuta, perché da più di venti anni i governi USA operavano per accerchiare la Russia e con la guerra in Ucraina in corso da dieci anni (due per i venditori di fumo nostrani) speravano di distruggere economicamente, socialmente e psicologicamente l’avversario, di cui ambivano impossessarsi delle ricchezze minerarie frammentandolo in decine di mini stati (come già dicevano oltre trenta anni fa).
Questa analisi vale anche per la guerra in corso tra lo Stato israeliano contro i palestinesi.
Discutere se l’azione militare di Hamas del 7 ottobre scorso era prevista o voluta dal governo zelota oppure ideata autonomamente dai palestinesi ha poco senso, perché è da molti decenni che ad ogni azione della resistenza palestinese la risposta israeliana è stata sempre una maggiore potenza di fuoco, sempre più devastante e con sempre più vittime civili palestinesi.
Lo scopo dichiarato da Netanyahu è che l’azione militare continuerà sino alla distruzione totale di Hamas a Gaza, con l’uccisione dei suoi leader e di quanti non si arrendono, azione che porterebbe alla liberazione degli ostaggi.
In verità lo scopo reale dell’attuale guerra a Gaza è la continuazione della pulizia etnica iniziata nel 1948, negata ufficialmente ma confermata dalle molte dichiarazioni dei ministri e dei partiti razzisti israeliani.
Come sta andando nel concreto la guerra per i razzisti israeliani?
Trovare le cifre delle “casualità” [casualties, perdite, ndr] israeliane è difficile, evidentemente date con il contagocce sui mass-media per non inficiare la propaganda interna e occidentale, mentre per i gazawi i danni sono evidenti (al 7/4/24: 33.175 morti, 75.886 feriti e circa 8mila dispersi, ovvero è stata colpita a Gaza il 5,3% della popolazione); d’altronde quello in corso è il primo genocidio in “diretta TV”, per quanto lo neghino i propagandisti mainstream.
Comunque, con difficoltà, ho trovato un sito che riporta le “casualità” zelote, anche se le ritengo comunque “edulcorate”, perché cerca di “mischiare le carte”.
Gli zeloti affermano che il 7 ottobre c’è stato “un genocidio degli ebrei” con 1.200 assassinati e nella narrazione non viene mai detto chi fossero, facendo così intendere fossero tutti civili, anzi costruendo false ed eclatanti narrazioni propagandiste mai sostenute da prove, anzi smentite successivamente (40 bambini trucidati, donne violentate, 12 funzionari UNWRA complici di Hamas). Evidentemente Goebbels ha trovato attenti allievi tra gli zeloti.
Sono queste le cifre?
Il sito di cui menzionavo, informato e puntuale nell’aggiornare le cifre “ufficiali”, riporta come il 7 ottobre morirono 1.139 israeliani/occidentali, di cui 766 civili e 373 appartenenti alle forze di sicurezza, a cui aggiungere in più anche 4 gazawi morti quel giorno (manovali coinvolti nelle sparatorie).
Probabilmente i 766 morti civili sono per una parte importante (come i 4 gazawi) dovuti all’azione dell’esercito israeliano che sparò su tutto e tutti dai tank e dagli elicotteri, come testimoniato da molti sopravvissuti, dalle centinaia di case e auto sventrate nei kibuts.
In più gli israeliani girano sempre armati (ma nessun giornalista si chiede mai il motivo), per cui una parte dei civili caduti il 7 ottobre lo sono stati per aver sparato contro i combattenti di Hamas, come si evince da testimonianze postate sui mass-media occidentali.
Le perdite “civili” , tra attentati vari e scontri armati con i coloni, hanno portato agli attuali 822 morti (ricordo di nuovo tra loro i morti del 7/10/24, di cui 373 delle forze di sicurezza), di cui 33 sono ostaggi uccisi dall’IDF, ma sempre IDF propende che essi siano oltre 70 (evidentemente loro stessi – lo IDF – sanno di avere sparato nel mucchio).
I morti militari sono contabilizzati attualmente a 676 (cifra che non include i morti delle forze di sicurezza del 7/10/23), ma tali perdite sono più alte perché i vertici militari più volte hanno trasformato caduti in combattimento in morti per “fuoco amico” o incidenti vari, di cui sorvolo le narrazioni zelote raccontate di volta in volta: al 7/4/24 tali morti assomavano a 41.
Tutta questa analisi delle casualità israeliane, che assommano al momento ad almeno 1.539 morti e varie migliaia di feriti gravi (i vari siti danno cifre molto diverse, da oltre 4 mila a più di 10 mila), è per capire se vi è la vittoria strategica per Netanyahu oppure no.
Allo stato attuale, solo la guerra del Kippur provocò più vittime israeliane, oltre duemila (forse sino a tremila); perdite il cui peso costrinse a una pace con l’Egitto, riconsegnandogli il Sinai. Mentre la guerra più lunga fu quella del 1948-49, circa 280 giorni (poco più di nove mesi), durata dal ritiro delle truppe britanniche (14/5/148) all’armistizio del 24/2/49.
Lo stillicidio continuo di caduti militari israeliani è perciò un fattore deprimente per una vittoria strategica zelota.
Lo stillicidio di morti militari israeliani è l’evidenza che nonostante la potenza di fuoco e il soverchiante uso di mezzi militari (aerei, elicotteri, navi cannoniere, carri armati, eccetera) per ora i colonialisti non hanno smantellato la capacità militare di Hamas, ora affiancata anche da altre componenti militari palestinesi.
Inoltre, la vittoria strategica degli zeloti non è per ora raggiunta nel voler espellere i gazawi verso l’Egitto, e lo sterminio in atto che serviva a terrorizzare per provocare la fuga ora sta diventando un motivo di condanna del Mondo (quello vero, non i leader occidentali, falsi e ipocriti), esacerbato dalla negazione del cibo e la distruzione delle strutture mediche.
L’odio di cui si nutrono i razzisti israeliani è così radicato che non riescono a capire, e neanche a fermare, le loro azioni disumane che dimostrano ogni momento come tutta la propaganda e l’appellarsi al passato olocausto diventa solo retorica, falsa e irritante.
Perdura però nel governo zelota la volontà di proseguire la guerra perché l’arrivo della stagione calda e poi estiva fa sperare ad esso e ai razzisti che lo sostengono, che tale situazione porti a epidemie; che è quello che sperano sin dall’inizio dei bombardamenti con la distruzione degli ospedali e l’assassinio dei sanitari.
Il perdurare della guerra a Gaza ha comunque altre implicazioni.
Il bombardamento dell’ambasciata iraniana a Damasco ora espone gli zeloti alla ritorsione militare costringendoli a spostare l’attenzione e le truppe verso il confine nord.
Il turismo verso Israele è bloccato, come pure il mantenimento dei riservisti in servizio al fronte deprime le varie attività economiche peggiorando l’economia, evidente nel calo del PIL sceso già a gennaio del 4,8% e ora a inizio aprile abbassato ulteriormente del 6,2%.
L’uso prolungato dei riservisti, il loro impiego che li porta a stress post-traumatico, l’insofferenza che nel tempo può aumentare anche tra i loro familiari, anche questi sono fattori che incidono su una vittoria strategica.
Rimane problematica l’eventualità di una guerra con Hezbollah o la sollevazione generale nella West-Bank.
La conclusione a tutto questo è che se l’esercito razzista IDF non riesce a breve ottenere la vittoria sul campo (e il perdurare la guerra da ben sei mesi non depone a favore, anzi il contrario), la vittoria strategica è sempre più possibile la ottengano i palestinesi perché, essendo essi militarmente inferiori e di molto, il solo non essere stati smantellati li pone in una situazione di vantaggio politico.
Manca solo il punto di rottura che potrebbe venire da una sentenza della ICJ (ma che sino ad ora “ciurla nel manico”) o dallo “sfilamento” rispetto l’appoggio al governo zelota di importanti governi occidentali, o ancora da una vittoria sul campo della Russia in Ucraina, perché una tale situazione metterebbe in crisi tutto il mondo atlantista, con cui si relaziona e sostiene il governo israeliano.
* Anpi Trullo-Magliana
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