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Israele, ossia il colonialismo occidentale senza filtri

Da quando è iniziata l’Operazione Spade di Ferro, Israele ha mostrato agli occhi del mondo la ferocia di cui è capace. Quello a Gaza è stato il primo genocidio della storia documentato in tempo reale. Sulla base di ciò è ovvio che si siano sollevate molte voci non solo di protesta, ma anche d’accusa.

Tra queste ultime, quella più controversa è il paragone tra Israele e il nazismo.

Prima di vedere se l’accusa sia fondata, bisogna dare per assodato che Israele è uno Stato criminale ultrareazionario, genocida, segregazionista (in cui vige un regime d’apartheid), colonialista e tanto altro: tuttavia ciò non basta a dire che sia uno Stato nazista o anche solo fascista.

Bisogna anche premettere che usare in maniera impropria i termini nazismo e fascismo, fa danno soprattutto alla lotta antifascista. Se il fascismo viene genericamente e indistintamente inteso come sinonimo di ‘cose negative’, si finisce per considerare fascista anche tutto quel “male” che fascista non è. In ultima istanza, si svuota di significato il termine.

Cioè, si fa un regalo al fascismo, perché si compromette la capacità di analizzare il fenomeno contro cui battersi. Per questo, i termini fascismo e nazismo non vanno adoperati con leggerezza. Oltretutto, se si chiama fascismo anche ciò che fascismo non è, inevitabilmente si considera antifascismo anche ciò che antifascismo non è.

Un cortocircuito logico apparso frequentemente negli ultimi tempi.

Di sicuro, in molti usano il paragone tra Israele e il nazismo per cercare di svegliare le coscienze del popolo ebraico che in passato ne è stato vittima, oppure per fare la più infamante delle accuse, ossia per destare sdegno. Oltre che intellettualmente scorretto, ciò è controproducente, perché vanifica la possibilità di fare una critica fondata e puntuale: cioè, efficace.

In Israele sono presenti elementi fascisti e nazisti che si inseriscono in maniera organica e determinante nella struttura e nella vita dello Stato.

Sebbene di stampo segregazionista, in Israele vige un sistema rappresentativo con degli elementi di democraticità. Ciò è già sufficiente a mettere in discussione l’accusa di essere uno Stato nazista o anche solo fascista, quelle sono dittature: ma ciò non significa neanche che Israele non porti avanti delle politiche fasciste, in particolare contro i palestinesi e gli stati vicini, ma anche contro le forme di dissenso interno.

In Israele ci sono stati molti governi fascisti, quello attuale di Netanyahu ne è forse il migliore esempio, un giudizio che si esprime in virtù della sua composizione e della sua azione. Quanto fatto a Gaza è soprattutto una rappresaglia contro i civili, proprio come quelle perpetrate dai nazisti.

Smotrich e Netanyahu

Nel suo ultimo libro Marco Travaglio riporta che nel 2015 Netanyahu affermò che “Hitler non voleva sterminare gli ebrei, solo espellerli”. Una tale affermazione non è soltanto negazionista, revisionista e giustificazionista, è soprattutto delirante.

Chiunque altro si azzardi a pronunciare una frase del genere sarebbe subito bollato come nazista ed emarginato sul piano interno e su quello internazionale, ma questo non è successo con Netanyahu e ciò non ha aiutato la battaglia contro i rigurgiti nazifascisti e il revisionismo.

Ovviamente Netanyahu non è il solo all’interno del suo esecutivo ad avere certe posizioni. Il Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich rivendica pubblicamente di essere fascista. Pertanto, sulla base della sua azione e della sua composizione, si può ritenere che quello israeliano sia un Governo fascista.

Certe tendenze portano a derive anche sul piano internazionale. Nel 2014 Israele (che anche all’epoca era comunque guidata da un governo di Netanyahu) non si è fatta scrupolo a stringere patti scellerati con i nazisti ucraini, arrivando anche ad armarli. Tuttavia non lo ha fatto per convergenze ideologiche, bensì probabilmente per una spregiudicata e criminale strategia di difesa delle locali comunità ebraiche. Ciò non vuol dire che Israele sia nazista, ma “solo” che il Governo israeliano ha foraggiato e legittimato dei nazisti.

Invece, il fatto che un Governo sia fascista (o nazista), non implica di per sé che lo sia anche lo Stato. Ovviamente, lo Stato d’Israele è responsabile di quello che fa il proprio esercito contro i palestinesi e i popoli vicini, oltre che di tutte le altre vessazioni perpetrate dalla polizia, dai coloni e da altri fanatici oltranzisti.

I metodi che Israele utilizza contro i palestinesi non sono diversi da quelli usati dai nazisti e dai fascisti. Ciò vale tanto per lo Stato nell’esercizio delle proprie funzioni ufficiali, quanto nella zona grigia dell’abuso indiscriminato su cui Israele fa costante sponda.

Le norme e i regolamenti che Israele impone ai palestinesi nei territori che controlla sono gli stessi che i colonizzatori inglesi imponevano agli ebrei di Palestina. Ilan Pappé nel suo ultimo libro riporta che quest’ultimi, all’epoca, bollarono quei regolamenti come “nazisti”, eppure adesso li impongono ai palestinesi.

A ben vedere però, i metodi di Hitler e Mussolini non sono a loro volta tanto diversi da quelli usati fino a qualche decennio fa da tutte le potenze coloniali, anche europee. Il massacro sistematico, la rappresaglia, il terrorismo di Stato, l’affamamento e tanti altri crimini, sono la normale strumentazione del colonialismo.

Il caso d’Israele ci impone di domandarci perché in occidente gli venga spesso rivolta l’accusa di essere nazista e solo di rado quella d’essere colonialista. In Occidente si tende ad usare con eccessiva disinvoltura il termine “nazismo”, mentre c’è una diffusa riluttanza a parlare dicolonialismo”.

Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che le democrazie occidentali hanno sostanzialmente chiuso i conti con il nazismo nel 1945, mentre sul passato coloniale hanno solo fatto calare l’oblio.

I massacri colonialisti non sono da meno di quelli nazisti, non si possono dimenticare i casi del Belgio in Congo, della Francia in Africa e Indocina, del Regno Unito in tutto il mondo, dell’Italia in Africa, ecc. Quei massacri servivano a costruire il dominio politico ed economico dell’”Occidente Collettivo”, esattamente ciò che si sta sgretolando ora sotto i colpi della storia.

Usare il termine colonialismo inchioda automaticamente l’Occidente al proprio scomodo passato e alle proprie responsabilità (anche presenti), pertanto non è molto adoperato. Questa può essere pure la ragione per cui da noi si registrano certe riluttanze a indicare chiaramente Israele come uno Stato colonialista, perché così facendo non solo dovremmo fare i conti con il nostro passato, ma ammetteremo anche l’analogia tra le responsabilità dell’Occidente Collettivo e quelle d’Israele.

Quindi, parlando di colonialismo, non si potrebbe demonizzare Israele senza subire lo stesso giudizio: per qualcuno è agevole bollarla come nazista, categoria che di sicuro non appartiene più all’Occidente Collettivo e che non costringe a mettersi in discussione.

A meno che non si prenda per buona la più bieca disinformazione della propaganda contro gli ebrei (tipo, i Protocolli dei savi di Sion), una differenza fondamentale tra Israele e il nazismo è nella volontà d’instaurare un dominio globale. Israele vuole essere un impero regionale e in varie maniere si proietta nei paesi vicini, talvolta massacrandoli, occupandoli e rubandogli le risorse, ciononostante non ambisca a “conquistare il mondo”.

L’elemento fondamentale per cui non si può ritenere Israele uno stato nazista, è che sebbene stia compiendo il genocidio della popolazione di Gaza, nel proprio progetto – a differenza di quello hitleriano – non è previsto lo sterminio totale né dei palestinesi, né delle altre etnie.

Israele non persegue la “soluzione finale” contro i palestinesi, gli vuole rubare la terra e le risorse, ma non si pone l’obiettivo di ucciderli tutti. Anzi, nella piena logica coloniale, li vuole utilizzare – se non proprio come schiavi – come forza lavoro a basso costo e con diritti pressoché nulli.

A tal riguardo va ricordato che circa il 20% della popolazione israeliana è costituita da palestinesi. Questi vivono in un clima di costante vessazione e ricatto, di fatto nell’apartheid, ma non vengono sterminati come Hitler faceva con gli ebrei tedeschi (o zingari, o testimoni di Geova, ecc). Questa differenza è fondamentale e porta a ritenere infondata l’accusa di nazismo rivolta a Israele.

In definitiva, per queste ed altre ragioni, Israele non si può considerare uno Stato nazista, ma colonialista, nella più piena gravità del termine.

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3 Commenti


  • Andrea Vannini

    Il compagno Fazolo, in questo bell’ articolo, non accenna, però, mai all’ ideologia sionista. Io penso che essa sia, non solo alla base della caratterizzazione colonialista di Israele, ma anche una variante dell’ ideologia fascista. La “superiorità della razza” (che non esiste) ebraica e la visione dei palestinesi come SOTTO uomini da sterminare fanno sì che il confine fra colonialismo e fascismo sia assai labile…


  • Pietro Palumbo

    che il governo Sionista non voglia sterminare il popolo palestinese è un’affermazione falsa, una farlocca che fa ridere. lo sterminio del popolo palestinese è stato dichiarato ufficialmente dai sionisti.


    • Francesco

      Il problema, nella visione millenaristica di Israele, è prendersi il territorio. Senza i palestinesi. O li caccia o li uccide. E ucciderli, nella testa bacata di quella classe politica, è un “buon modo” per convincerli a fuggire. Da 75 anni.

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