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Cosa sta accadendo in Siria

Nelle ultime settimane la Siria ha assistito a significativi sviluppi politici e militari. Alla caduta del governo di Assad vi è stata la presa di potere da parte di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), formazione salafita finanziata e appoggiato dalla Turchia, membro della NATO. Questo sviluppo repentino, per modalità e tempi, sembra essere il frutto di un’intesa volta a ridefinire l’assetto politico del Medio Oriente. La Turchia, che cerca di espandere la propria influenza nella regione, risulta essere, insieme agli USA e ai paesi arabi del Golfo, il protagonista principale di questi sviluppi.

Il ruolo della Siria

Da oltre sessant’anni, la Siria ha mantenuto una posizione di fermo sostegno alla causa palestinese, opponendosi con forza all’occupazione israeliana e ai tentativi di normalizzazione dei rapporti tra i paesi arabi portati avanti dai alcuni paesi arabi. Nonostante le pressioni, la Siria ha rifiutato di intraprendere un processo di pacificazione con Israele, ritenendo inaccettabile l’occupazione della Palestina.

La Siria, dunque, è sempre vista come un baluardo contro l’imperialismo americano in Medio Oriente, opponendosi fermamente ai piani geopolitici volti a consolidare l’egemonia occidentale e a indebolire la resistenza palestinese. Questo impegno ha avuto ripercussioni dirette anche sulla sua politica interna ed estera, influenzando le alleanze e i conflitti che hanno segnato il suo destino negli ultimi decenni.

L’aggressione imperialista

Dal 2011, la Siria è stata vittima di un’aggressione imperialista da parte di USA, NATO, e alleati regionali come Turchia e paesi arabi del Golfo. La guerra civile è stata in parte alimentata dall’intervento esterno, che ha sostenuto gruppi ribelli, tra cui jihadisti, con lo scopo di minare la Siria in quanto considerata parte del cosiddetto “asse del male”, ma anche per indebolirne la posizione strategica in Medio Oriente e portare avanti un processo di frammentazione, di rafforzamento della posizione occidentale nella regione e, conseguentemente, di sempre maggiore controllo delle risorse energetiche. Nonostante le sanzioni, l’assedio e l’immensa pressione politica e militare, per oltre un decennio, la Siria ha resistito.

Quali sono le forze che hanno preso il potere in Sria

In questo contesto, diverse forze ritenute dapprima terroristiche, poi rinominate “ribelli siriani”, appoggiate da Turchia, Qatar e USA hanno a più riprese lanciato offensive verso le principali città siriane, consentito lo stabilimento di basi militari statunitensi, accolto militari britannici e francesi e intrattenuto rapporti diretti con Israele.

Nell’ultima recente e improvvisa offensiva iniziata a fine novembre, queste hanno preso il controllo della Siria, arrivando fino alla capitale Damasco, sancendo la caduta della Repubblica Araba di Siria, aprendo nuovi scenari: la neutralizzazione della Siria e del ruolo che ha ricoperto nella regione o, ancor peggio, il rischio concreto di una divisione su base etno-religiosa.

Ripercussioni sulla Resistenza

La caduta della Siria comporta grandi ripercussioni sulla resistenza palestinese e libanese. Sino ad ora la Siria ha rappresentato sia un alleato regionale per le formazioni di resistenza, che un appoggio logistico e operativo. Questi repentini sviluppi rischiano di far sì che la resistenza libanese sia incapace di riaprire il fronte con Israele e potrebbero spingere la resistenza palestinese a dover cedere su condizioni finora considerate insindacabili per un eventuale cessate il fuoco a Gaza. Potremmo quindi, nel corso delle prossime settimane, vedere una tregua su condizioni peggiorative per la resistenza palestinese.

L’aggressione militare sionista

Oltre alla rivendicazione, da parte di Netanyahu, di aver giocato un ruolo cruciale nella caduta della Siria tramite i continui raid, Israele non ha atteso e ha sferrato centinaia di raid aerei che hanno distrutto oltre il 70% delle capacità militari siriane e avviato un’invasione via terra della Siria continuando il piano di annessione del Golan occupato e arrivando a soli 19km da Damasco, nel pieno silenzio dei gruppi armati che hanno preso il controllo della Siria, occupati negli ultimi giorni ad accogliere le delegazioni diplomatiche di Turchia e Qatar e a dichiarare la fine dell’economia controllata, dei sussidi in favore del libero mercato e delle privatizzazioni.

In questo contesto è meritevole di menzione il fatto che ad oggi continua la presenza militare statunitense in Siria con diverse basi militari, come quella di Al-Tanf, e distribuita attorno alle zone petrolifere sotto il controllo delle SDF.

Auspici per il futuro della Siria

Ci accodiamo alla posizione espressa dalle organizzazioni della resistenza palestinese in Siria: ossia il diritto del popolo siriano all’autodeterminazione – lontano da ingerenze imperialiste -, che possa mantenere l’unità ed evitare una partizione della Siria e, sopratutto, che possa continuare a sostenere e appoggiare la resistenza del popolo palestinese contro l’occupazione sionista.

Allo stesso modo guardiamo con preoccupazione alla situazione del popolo palestinese nelle città e nei campi profughi in Siria, sperando che non vengano violati i loro diritti e che i nuovi scenari non gli precludano il diritto a portare avanti la propria lotta di liberazione.

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