Questa mattina ho assistito, come molti altri, alla diretta di Rai News 24 sulla liberazione delle quattro soldatesse sioniste in mano alla Resistenza palestinese.
Le immagini che scorrevano sugli schermi hanno restituito la condizione reale dell’aggressione sionista contro il popolo palestinese a Gaza. Ma non solo in quella terra deturpata dalla ferocia occidentale.
Migliaia di civili attorniavano calorosamente centinaia di militanti armati della Resistenza palestinese, in attesa dell’arrivo delle quatto soldatesse. In un lato della piazza un tavolo improvvisato al piano terra di un palazzo distrutto dai bombardamenti, tante bandiere palestinesi e delle organizzazioni armate. Tutto questo avveniva al centro di quel che resta di Gaza city, quindi in una cornice “lunare” di macerie, morte e distruzione.
Ci hanno fatto vedere, bontà loro, la firma dell’accordo tra la Croce Rossa internazionale ed il portavoce della Resistenza Abu Obeida, l’arrivo della carovana di 8 auto (4 private e 4 della Croce Rossa) posteggiate ai lati della piazza per il trasferimento delle soldatesse, che, in vesti militari, sono state accompagnate sul palchetto dove sorridenti ed evidentemente in ottima salute salutavano la folla di palestinesi che applaudivano sventolando le loro bandiere nazionali. I palestinesi hanno salutato coloro che, se non fossero state prese in ostaggio, avrebbero sicuramente contribuito al loro genocidio. La condizione fisica delle soldatesse, al netto delle falsità che probabilmente diffonderanno nei prossimi giorni, evidenzia lo scarto enorme tra il trattamento che subiscono i prigionieri palestinesi e gli ostaggi in mano alla Resistenza. Mentre migliaia di palestinesi vengono quotidianamente torturati nelle carceri sioniste, mentre i residenti di Gaza facevano la fame, molto morivano di fame, gli ostaggi sionisti mangiavano, bevevano ed erano curati. Niente di eccezionale, dovrebbe essere così per tutti i prigionieri di guerra in qualsiasi conflitto.
In diretta abbiamo anche assistito allo “spettacolo” in studio, di chi commentava le scene che scorrevano da Gaza City. Tra i presenti si e’ distinto per livore e disprezzo della realtà, Filippo di Giacomo, prete vaticanista ospite fisso della RAI, il quale, nonostante le immagini di giubilo e di unità dei civili e dei militanti armati palestinesi, nonostante l’evidente felicità delle soldatesse per niente impaurite dai loro carcerieri, rappresentava la narrazione stereotipata e deviante diffusa a iosa in questo anno e rotto di genocidio, parlando di utilizzo schiavistico delle soldatesse a fini propagandistici da parte di Hamas, di “banditi” (i combattenti) che avevano portato morte e distruzione a Gaza, citando prima il 7 ottobre ‘23 poi il genocidio di cui ha fatto ricadere l’esclusiva responsabilità alla Resistenza stessa. Non una parola sui veri carnefici.
Il prete ha così fatto fare un salto di qualità alla propaganda filo sionista, contraddicendo in diretta la verità delle immagini, utilizzando quindi un background, quello della chiesa cattolica, che fa impallidire la lezione di Goebbels sull’utilizzo della propaganda a fini di guerra.
Lo spettacolo e’ poi continuato nei TG delle 13, durante i quali sono stati riservati una manciata di secondi alla piazza dei resistenti e dei superstiti del genocidio, alle loro bandiere e alla loro indomita volontà di Resistenza. Diversi minuti invece sono stati dedicati alla piazza di Tel Aviv, con interviste al ceto medio israeliano evidentemente poco felice di vedere le schiere di militanti armati rilasciare le loro figlie, mandate dalle famiglie a fare le secondine ai confini del carcere di Gaza.
La guerra contro il popolo palestinese continuerà, e dovremo stare di più al fianco della loro Resistenza. I loro carnefici li possiamo trovare anche qui da noi, ben piazzati nelle redazioni della RAI, dei rotocalchi e dei quotidiani.
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