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Mille modi per ricordare la Nakba palestinese

Il genocidio in corso a Gaza chiede una costante azione di contrasto, sia di boicottaggio, quando possibile (come per i farmaci della TEVA), sia di mantenere alta l’attenzione tra la gente in tutti i modi possibili: i sionisti sperano che nel silenzio e nel disinteresse generale di poter continuare le stragi.

Un altro ambito su cui è necessario agire è smantellare l’ideologia sionista, perché già ora leggo interventi per cui è esistito un sionismo “buono”, che è stato travisato da quello originario.

Niente di più falso, perché già da Theodor Herzl era detto “un popolo senza terra per una terra senza popolo”, manifestando con questo sin dall’inizio una identità razzista: il problema è il sionismo come ideologia razzista, punto.

In verità il popolo che non c’era (per i sionisti), quello palestinese, è sempre esistito, perché sono i discendenti diretti dei popoli cananei, quindi degli antichi ebrei, discendenti di quella popolazione che non fu deportata, perché quando questa è avvenuta, prima tramite assiri e babilonesi e infine tramite l’esercito imperiale romano, fu deportata specialmente la classe dirigente (nobili, notabili, sacerdoti, militari).

L’impero romano ad inizio del II secolo della nostra era diede un nuovo nome a quei territori al posto di quello di Giudea, chiamandoli “Palestina”.

Di conseguenza la popolazione venne chiamata “palestinesi”, ma i palestinesi erano un popolo greco-miceneo che attorno al 1200 a.C. si insediò sulla costa Cananea, ma essendo una minoranza composta di guerrieri si fusero nell’arco di alcuni secoli con le popolazioni sottomesse, acquisendo la lingua semita.

Ai tempi della conquista imperiale romana i filistei non esistevano più come etnia dal molti secoli.

La popolazione minuta della “Palestina romana”, anche in conseguenza della violenta guerra promossa dai fanatici zeloti, lentamente abbandonò l’ebraismo per assumere la religione cristiana, specialmente dopo Costantino, e in seguito si convertì anche all’Islam.

Che sia questa la vera essenza dei palestinesi odierni è confermata da una particolare comunità religiosa, quella dei samaritani, separatasi dall’ebraismo almeno dalla conquista di Alessandro Magno (334 a.C.), ma in verità molto più antica e discendente diretta degli antichi israeliti, perché presenti ancora a Nablus in Cis-Giordania, che conferma come la popolazione minuta non è stata estromessa con le deportazioni.

Le affermazioni ideologiche dei sionisti si basano su cosa riporta l’Antico Testamento (la Torah), ovvero che Dio ha promesso ad Abramo la terra di Canaan (la Palestina Mandataria) e questa falsa sicurezza mi è stata riferita anche da un compagno che lavora in albergo e che alcuni turisti israeliani, con supponenza, gli rinfacciavano che loro conoscevano la Bibbia e quindi lui non aveva argomenti da contrapporgli.

A tali personaggi sarebbe sempre il caso di rispondere che è tutto da dimostrare l’esistenza di Dio, ma senza arrivare a risposte così trancianti, è possibile smentire i sionisti sul loro stesso “terreno”.

Io sono laureato in Scienze bibliche e teologiche, quindi conosco il testo biblico e in più, essendo marxista, non leggo questo testo solo in maniera teologica o esegetica, ma anche in maniera materialistica.

Il libro della Genesi, all’inizio della Bibbia, è un libro relativamente tardo scritto a “cavallo” del 400 a.C., alcuni decenni dopo la conciliazione tra la diaspora ebreo-babilonese e quella ebreo-egizio-cananea, e l’intento era narrare l’origine dell’ebraismo e dargli una spiegazione teologica, che è il vero intento del libro.

I personaggi della Genesi sono tutti inventati o presi da leggende popolari semite, senza l’intento di voler imbrogliare chi leggeva in seguito il libro, ma spiegare l’azione di Dio verso il mondo e verso i suoi credenti.

E’ evidente che i personaggi della Genesi sono inventati se affrontiamo Adamo, Eva, Caino e Abele (come si sono riprodotti?), ma anche gli altri, Noè, Abramo, Giuseppe, non sono mai esistiti e in particolare Abramo è utilizzato per spiegare la natura trinitaria di Dio uno quando questo patriarca incontra Dio alle querce di Mamre, e per spiegare il rapporto di Dio coni suoi credenti.

La conseguenza di questa analisi è che Dio non ha promesso nessuna terra a nessun patriarca, è un racconto teologico, e come tale non entro in merito perché non è lo scopo di quanto stiamo discutendo qui.

La figura di Abramo, poi, è quasi assente nei libri biblici più antichi, come quelli dei profeti, a conferma di una sua ideazione tarda.

La realtà vera è che i veri discendenti degli antichi ebrei sono i palestinesi, samaritani, cristiani o mussulmani che siano.

Che le pretese ideologiche dei sionisti si basano sul nulla a partire dai loro stessi riferimenti.

Che lo Stato sionista è una costruzione artificiale composto specialmente da popolazioni dell’est Europa che parlavano la lingua Yddish (lingua derivata dall’antico tedesco alto-medioevale e contrastata dai sionisti) mentre la lingua ebraica era una lingua liturgica, come il latino per i cattolici, già ai tempi di Gesù.

Il sionismo è inoltre necessario definirlo come la negazione della religione israelita perché è l’idolatria della terra di Canaan, il nuovo vitello d’oro per chi conosce il testo biblico, che sostituisce la fede nel Dio uno.

Quando ci confrontiamo con sostenitori del sionismo o discutiamo delle conseguenze della Nakba, è necessario sempre ricordarci quanto ho appena esposto

*collettivo Palestina Roma -Trullo

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