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“Basta sacrifici umani, noi il debito non lo paghiamo!”

Questa conferenza stampa – esordisce Giorgio Cremaschi parlando ai giornalisti dalla scalinata del Palazzo delle Esposizioni – avremmo voluto tenerla davanti alla sede centrale della Banca d’Italia. Ma ciò che in altri luoghi è consentito qui è vietato e quindi pochi giorni fa, quando la Questura ci ha comunicato il divieto, abbiamo ripiegato per quest’altro luogo”. Mentre i pochi giornalisti presenti si accalcano per piazzare microfoni e registratori il più vicino possibile alla bocca dell’esponente della Fiom, Cremaschi inizia a spiegare i contenuti e gli obiettivi dell’assemblea nazionale convocata a Roma il prossimo 1° ottobre da un vasto arco di forze sindacali, politiche e sociali che intendono così lanciare una campagna nazionale contro il pagamento del debito e affinché ai cittadini italiani sia consentito, attraverso un referendum, esprimersi su una materia tanto importante. ‘E’ una grande questione di democrazia perché il nostro popolo non è mai stato chiamato a discutere e decidere su questi temi.
Lo hanno potuto fare in Islanda, in Norvegia ed in altri paesi di questo continente, vogliamo che sia consentito anche a noi’. Intorno a Cremaschi i rappresentanti della sinistra interna alla Fiom – appena uscita da un conflitto forse inaspettato con la maggioranza della propria organizzazione nell’assemblea dei delegati di Cervia – e i dirigenti nazionali dell’Unione Sindacale di Base. Ma anche attivisti delle varie forze di sinistra (‘a sinistra del PD’ ripete più di una volta Cremaschi durante il suo intervento) che sostengono e promuovono la campagna: dalla Rete dei Comunisti a Sinistra Critica, dal Partito Comunista dei Lavoratori a Rifondazione Comunista, ed altre ancora. Alcuni mostrano ai fotografi i manifesti che pubblicizzano l’assemblea nazionale di domenica, altri sventolano mazzette di banconote facsimile da 500 euro, per un totale di 30 mila; esattamente il debito che grava su ogni neonato al momento di venire al mondo. “L’assemblea che si terrà domenica mattina all’Ambra Jovinelli – precisa Cremaschi – è autoconvocata; è nata a partire da un appello che ha già raccolto più di 1500 firme anche al di là delle forze della sinistra e del sindacato conflittuale”. Si citano le adesioni dello scrittore Andrea Camilleri e quella del filosofo Gianni Vattimo, di attivisti dei movimenti sociali di ogni parte d’Italia – a partire dai No Tav – di alcuni leader del cosiddetto Popolo Viola. I rumori di fondo del traffico di Via Nazionale sono forti, due carabinieri si avvicinano per ascoltare meglio, annuiscono quando Cremaschi spiega nel dettaglio gli obiettivi della campagna contro il pagamento del debito. “In tutta Europa si discute del debito: se bisogna pagarlo, come e quando. In Italia invece siamo di fronte ad un esproprio totale di democrazia, non c’è più neanche la possibilità per noi di avere un governo democratico e legittimato. Siamo tra i cosiddetti paesi maiali, i famigerati Piigs, che ormai non hanno più neanche il diritto ad avere un governo che possa decidere autonomamente la propria politica economica. Questo certamente, in Italia, perché abbiamo un premier impresentabile e squalificato a livello internazionale che obbliga tutti a dover commentare le sue peripezie sessuali. Ma anche per responsabilità dei partiti di centrosinistra, perché di fatto non esiste una opposizione vera alle misure che la BCE e il FMI impongono ai governi dei paesi presi di mira. Queste misure distruggono ogni forma di convivenza civile e sono quindi inaccettabili. Bisogna alzare la voce contro Berlusconi ma anche contro la BCE. Vogliamo aprire uno spazio politico che ha come avversari Berlusconi ma anche il governo unico delle banche che sta distruggendo la nostra democrazia”. Cremaschi non può non commentare la notizia del giorno: “Scopriamo stamattina che l’UE sta costruendo un fondo di 3000 miliardi di dollari – soldi dei lavoratori e dei cittadini – finalizzato a salvare le banche. Soldi che invece andrebbero usati per salvare il lavoro e i diritti sociali, che andrebbero investiti nello stato sociale. Vogliamo lanciare un movimento che dice chiaramente ‘Noi il debito non lo paghiamo’ e chiede misure politiche e sociali diverse e alternative non solo rispetto a quelle del governo Berlusconi ma anche a quelle promesse dalla cosiddetta opposizione che promette il taglio delle pensioni e ulteriori privatizzazioni. Di fronte al fallimento del Patto di Maastricht, del patto Europlus e della gestione autoritaria della crisi da parte dell’Unione Europea diciamo chiaramente che occorre mettere in discussione tutta l’architettura istituzionale dell’Europa. Chiediamo che si colpiscano finalmente l’evasione fiscale e i grandi patrimoni, che si nazionalizzino le banche, un cambiamento di rotta radicale anche nei confronti delle politiche economiche liberiste preannunciate dallo schieramento di centrosinistra che si candida a governare il paese dopo la fine ormai certa di Berlusconi. I soldi recuperati – spiega il presidente del Comitato Centrale della Fiom – non devono servire certo a ripianare il debito ma invece a pagare investimenti sociali, non possiamo fare come la Grecia che sta massacrando il proprio popolo senza risultati. Non dobbiamo più pagare le rate di questo debito: paghiamo ogni anno almeno 80 miliardi di interessi sul nostro debito. L’ultima manovra del governo – 60 miliardi di sacrifici e nuova tasse – non solo non paga il debito ma neanche gli interessi, noi stiamo subendo dei veri e propri sacrifici umani solo per pagare una parte degli interessi su un debito che non fa che crescere a dismisura distruggendo la stessa idea di civiltà e convivenza”. “Il manifesto della CONFINDUSTRIA – denuncia ancora Cremaschi – è un decalogo reazionario che attacca da destra il governo Berlusconi e che ne vuole la caduta per imporre una svolta ancora più reazionaria. Le dichiarazioni di consenso e di disponibilità da parte di alcuni esponenti del centrosinistra la dicono lunga sulla mancanza di una alternativa all’interno del panorama politico parlamentare. Siamo esterni e contrari all’attuale quadro politico e in questo senso siamo in continuità anche con i movimenti che in Spagna e in Grecia sono alternativi e avversari delle destre ma contrari anche alle politiche dei rispettivi governi socialisti. Vogliamo anche in Italia costruire uno spazio politico che in Italia non esiste”. Rispetto alla fuoriuscita dall’Euro il portavoce del comitato 1° ottobre chiarisce che non può essere certo una scelta di un singolo paese. “Non accettiamo che un possibile ritorno alla moneta nazionale di alcuni paesi sia la scusa per imporre ulteriori sacrifici ai loro popoli, noi vogliamo mettere in discussione radicalmente la stessa politica dei sacrifici”.

guarda il video della conferenza stampa su:

http://www.libera.tv/videos/1739/conf-stampa—verso-il-1-ottobre—noi-il-debito-non-lo-paghiamo.html

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