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Si allarga lo sciopero della fame nelle carceri statunitensi

Centinaia di prigionieri nelle carceri della California continuano uno sciopero della fame in protesta per l’isolamento e le punizioni, ma la notizia rimbalza appena in un quotidiano locale, mezzi alternativi o pagine personali (blog) in Internet.  Il 1° luglio, 43 detenuti rinchiusi nella cosiddetta SHU (Security Housing Unit) cominciarono uno sciopero della fame a Pelican Bay, penitenziario statale di massima sicurezza vicino alla frontiera con l’Oregon, ed immediatamente l’azione si è moltiplicata in 12 prigioni fino a coinvolgere, il 4 luglio, a oltre sei mila 600 detenuti.  
Una realtà che all’inizio il Dipartimento di Correzionale e Riabilitazione della California (CDCR) ha cercato di minimizzare. Lo sciopero è solo di un paio di decine di carcerati, ha detto allora, ma poco dopo dovette ammettere la grandezza dell’evento.  
Il venerdì 15 luglio, Isaac Ontiveros, portavoce della Coalizione in Solidarietà con lo Sciopero della Fame di Pelican Bay, annunciò che finalmente il CDCR aveva accettato di negoziare coi leader del digiuno; tuttavia, fino a questo istante le autorità non hanno messo in pratica quanto hanno offerto.  
Il giornale californiano La Opinion, il sito web alternativo Rebelion, il sito digitale La Haine, Thecrimereport, The Huffington Post o il blog My FDL sono alcuni dei canali dove è stato pubblicato quello che è successo in queste settimane in 13 delle 33 prigioni dello statunitensi.  
Più di 800 detenuti sono disposti ad arrivare fino alle ultime conseguenze. Un grido di dolore si legge in uno dei messaggi inviati: vogliamo che ci trattino come esseri umani, non siamo animali.  
Molly Porzig, una portavoce della gruppo Solidarietà con lo Sciopero della Fame dei Carcerati, citata da Thecrimereport, conferma che i detenuti protestano per l’ambiente brutale ed inumano che li circonda.
Una relazione divulgata da esperti legali nel 2006 notò che una reclusione in isolamento per lungo tempo, come quelle che si praticano nelle carceri nordamericane, può indurre al deterioramento mentale e il sistema SHU conduce a questo. Anche il chiamato “buco”, è considerato una prigione dentro la prigione. Lì lo spazio della cella è minimo, non esistono finestre, la luce è accesa permanentemente e si perde la nozione del tempo.  
Benché si annunci un’eventuale negoziato, lo sciopero della fame non è stato revocato. Perfino, Carol Strickman, dei Servizi Legali per Carcerati con Figli, ha denunciato che il CDCR sta violando un ordine federale sospendendo alcuni o tutte le medicine per gli scioperanti.  
Ci sono alcuni che soffrono già gravi problemi cardiaci, respiratori e di disidratazione in temperature che normalmente arrivano ai 43 gradi centigradi.  
Simili azioni si sono prodotte anche in altre città statunitensi come San Francisco, Oakland, Seattle, Los Angeles, Harlem, Cleveland, New York, o in quelle canadesi di Toronto, Ontario e Montreal.

(fonte. Prensa Latina)

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