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Conferenza di Bonn sull’Afghanistan, esperto denuncia ’10 anni di fallimenti’

“I cambiamenti di regime non possono essere imposti dall’esterno. Il caso dell’Afghanistan è un fallimento”: è categorico Antonio Donini, forte di una lunga esperienza in seno alle organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite.
Della situazione in Afghanistan Donini, oggi ricercatore al Feinstein International center (Stati Uniti), ha parlato nei giorni scorsi a Roma, ospite di un congresso organizzato da Medici senza frontiere. Le sue parole sono di attualità, considerata la Conferenza internazionale sull’Afghanistan in corso a Bonn, dieci anni dopo gli accordi siglati nella città tedesca per accompagnare una transizione politica dopo la caduta del regime dei talebani.
“Dieci anni fa, nella prima conferenza di Bonn che delineò il futuro del paese, erano assenti gli sconfitti. Pace dei vincitori, e pace senza giustizia. Queste le basi su cui si è costruito il futuro e la situazione odierna dell’Afghanistan: un contesto instabile e pericoloso, il ritorno dei signori della guerra, diversi di quelli del 2000, che adoperano i nostri stessi metodi di comunicazione. Sanno chi ci finanzia e ne traggono vantaggi” ha detto Donini, dando anche un quadro della situazione dal punto di vista delle agenzie umanitarie.
“I principi umanitari sono sotto stress e l’accesso al paese per gli operatori è ridotto” spiega, a causa della confusione alimentata dalle parti in conflitto: “i paesi donatori sono parte deò conflitto, il che significa che agli occhi degli insorti, siamo tutti sulla stessa barca”. Una confusione alimentata da alcune organizzazioni dette “umanitarie” statunitense, ma che in cambio di aiuti allo sviluppo agli afghani chiedono informazioni. “Questo tipo di aiuto, collegato alla delazione, non funziona, lo hanno dimostrato i nostri studi” ha precisato il ricercatore.
“In Afghanistan, l’Onu non è considerata un mediatore neutrale, è il fratello gemello dell’Isaf e i suoi organismi umanitari (l’Ocha) non sono visti come interlocutori credibili” ha affermato l’esperto, ricordando che “le decisioni sull’Afghanistan prese dai governi e dalla Nato hanno scavalcato i principi democratici”.
Oggi a Bonn, i rappresentanti di 65 paesi hanno deciso di rinnovare il partenariato per l’Afghanistan fino al 2024, per tutto il decennio successivo al ritiro delle truppe militari straniere nel 2014. L’impegno è quello di aiutare il paese a lottare contro la corruzione, aiutare all’adozione di riforme per rafforzare la democrazia e la partecipazione della società civile. La comunità internazionale ha riconosciuto il “fardello” dei vicini dell’Afghanistan, in particolare il Pakistan e l’Iran, che danno asilo a milioni di profughi afghani. Una riunione dei donatori è stata convocata per il mese di luglio a Tokyo per definire in concreto gli impegni finanziari della comunità internazionale. (Fonte: Misna)

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