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Buenos Aires: migliaia in piazza per ricordare l’Argentinazo

A migliaia sono scesi in strada a Buenos Aires per marciare fino a Plaza de Mayo, di fronte alla ‘Casa Rosada’ (sede del governo), a dieci anni dalla caduta del governo di Fernando de la Rúa, nel pieno della crisi economica che scosse l’Argentina sfociando, tra il 19 e il 21 dicembre 2001, in violenze con 38 morti – secondo il bilancio più aggiornato della polizia – e decine di feriti.

“Se va a acabar, se va a acabar esta costumbre de matar” (finirà questa abitudine di uccidere), è stato uno degli slogan più scanditi durante la mobilitazione convocata da organizzazioni politiche e sociali di sinistra e centro-sinistra per chiedere giustizia per le vittime. Non sono mancati gruppi radicali che hanno incendiato pneumatici lungo la centrale ‘Avenida 9 de Julio’ e dato fuoco anche a un gigantesco albero di Natale collocato sulla piazza.

“L’esperienza delle mobilitazioni di quei giorni oggi acquista una rinnovata attualità di fronte alla crisi capitalista internazionale che comincia a colpire anche il nostro paese” ha detto Christian Castillo, dirigente del Partido de los Trabajadores Socialistas (Pts).

De la Rúa, del partito ‘Unión Cívica Radical’ (Ucr), assunse la guida dell’Argentina nel 1999 quando le falle del modello economico neoliberista promosso dal suo predecessore Carlos Menem erano già evidenti. A dicembre 2001 la disoccupazione superava il 20% e circa la metà degli argentini versava in condizioni di povertà. In un contesto di crescente malcontento sociale, nei primi giorni di dicembre De la Rúa adottò il ‘corralito’, misura che limitava i prelievi dai conti correnti bancari con l’obiettivo di frenare la fuga dei capitali, scatenando massicce proteste in tutto il paese. Nelle aree più povere della capitale iniziarono i saccheggi che spinsero il presidente a decretare lo stato d’assedio il 19 dicembre: risposero i ‘cacerolazos’, le rumorose proteste a suon di pentole al grido “que se vayan todos” (che se ne vadano tutti). De la Rúa rinunciò il 20 dicembre, fuggendo in elicottero dalla Casa Rosada durante la repressione.

Fonte: Misna 

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