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G20 spaccato su Grecia e Fmi

Come al solito, infatti, la riunione dell G20 «finanziario» (i ministri delle finanze e i presidenti delle banche centrali) terminata ieri sera a Parigi, si è chiusa con un nulla di fatto. Nel comunicato finale si può leggere che sono stati fatti «progressi nel piano d’azione di politiche coordinate». Questo piano prevede «un insieme di misure per affrontare le immediate vulnerabilità e rafforzare le fondamenta per una crescita forte, equilibrata e sostenibile». Siamo nel vago. Ma trovare un accordo appare necessario. Anche perché, come ha affermato Christine Lagarde, la direttrice del Fondo monetario internazionale, l’evoluzione «negativa» dell’economia sta colpendo anche i Paesi emergenti.

I grandi della terra, secondo quanto trapelato, appaiono divisi su un paio di questioni non da poco: le risorse del Fondo monetario e l’haircut, cioè il taglio che dovranno sopportare i creditori del debito pubblico greco. La questione delle risorse del Fondo monetario è stata sollevata dalla stessa Lagarde che aveva indicato in 385 miliardi le disponibilità per i prossimi 12 mesi. Una cifra ritenuta insufficiente, però, per affrontare l’eventuale estensione della crisi a Paesi importanti dell’Eurozona come Spagna e Italia. Negli ultimi giorni era circolata la cifra di 350 miliardi di dollari come possibile aumento delle risorse. Il problema è che i paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) si sono fatti sotto dicendosi disposti (hanno le risorse) a sottoscrivere un aumento di capitale dell’Fmi. La proposta, però è stata rinviata al mittente dagli Usa: l’aumento di capitale modificherebbe la percentuale della quota posseduta da Washington. Che soluzione allora? Semplice: gli Usa premono sull’Europa perché aumenti la propria autosufficienza nelle situazioni di emergenza. Questo spiega perché il ministro dell’economia Usa ha fatto grandi lodi all’aumento di dotazione dell’Efsf, il Fondo salvastati, la cui dotazione è stata aumentata da poco.
Quanto alla Grecia, l’Eurozona «troverà una soluzione», ha detto il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, al G20, secondo quanto scrive Bloomberg. Il ministro ha inoltre assicurato che «le banche più importanti nel sistema europeo avranno capitale a sufficienza». Il richiamo alle banche non è casuale: sono loro il punto centrale dello scontro sulla Grecia. Ormai, infatti, sono tutti convinti che la manovre correttive varate dal governo Papandreou non bastano e stano distruggendo il paese. Anche insufficiente è il taglio del 21% del valore nominale dei Bond (che dovrà essere accettato «volontariamente» dai creditori) deciso in luglio. Oggi si parla della necessità di fare allo Grecia uno «sconto» maggiore sul debito: almeno il 50%. Percentuale giudicata insufficiente dal presidente dell’Eurogruppo che parla di un taglio superiore al 60% che finirebbe per penalizzare le banche creditrici e richiederebbe una loro forte ricapitalizzazione. Da realizzare anche con il fondo salva-stati.

 

da “il manifesto” del 16 ottobre 2011
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da Il Sole 24 Ore

Trichet: stop all’acquisto dei bond con stabilità dei mercati

Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, chiarisce che l’istituto di Francoforte metterà fine al suo programma di acquisto dei bond governativi, compresi quelli italiani, non appena i mercati si stabilizzaranno.

L’Eurotower non fermerà dunque bruscamente l’acquisto dei bond, anche se il fondo salva-Stati (Efsf) – potenziato dopo la ratifica dei 17 Paesi dell’Ue (con il voto della Slovacchia in extremis) delle misure prese dal Consiglio dell’Ecofin il 21 luglio scorso – ha il potere di intervenire sul mercato secondario per comprare i titoli del debito pubblico dei paesi europei in difficoltà.

«Siamo intervenuti per ripristinare una migliore trasmissione della politica monetaria – spiega Trichet al termine del G20 finanziario di Parigi – perché sui mercati non c’era stabilità».

«L’ipotesi di lavoro che ora abbiamo – dice ancora – è che quando L’Efsf sarà messo a punto e in grado di intervenire sul mercato secondario, presumiamo che sarà in grado di assicurare una maggiore stabilità finanziaria e questo ci permetterà di non continuare a a ripristinare una migliore trasmissione della politica monetaria».

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