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Soldati svizzeri nei Balcani

Ritiro immediato del contingente militare svizzero dal Kosovo” è quanto richiede il Partito Comunista, sezione del Partito del Lavoro Svizzero in un comunicato diffuso dal suo segretario Massimiliano Ay. Se qualcuno pensava che i soldati svizzeri fossero operativi solo in Vaticano, la realtà ci segnala una situazione a molti sconosciuta.

Dall’ottobre 1999 e almeno fino al 2014, con una spesa di diverse decine di milioni di franchi, l’esercito della Svizzera sedicente “neutrale” si trova in missione internazionale in Kosovo con oltre duecento soldati svizzeri armati. Pochi giorni fa la Svizzera ha assunto nientemeno che il comando delle truppe di sorveglianza della KFOR, le forze d’invasione della NATO nella regione. 

Vale la pena ricordare che la NATO è un’alleanza politico-militare d’aggressione neo-coloniale (come tutti hanno potuto vedere negli ultimi anni) di cui la Svizzera per fortuna non è membro! E allora per quale ragione il nostro Paese comanda le truppe di sorveglianza di una missione NATO? Perché i soldati svizzeri vengono inviati in un territorio che oggettivamente si trova sotto invasione militare straniera? I nostri militari rischiano la vita per gli interessi geopolitici degli USA e dell’UE e difendendo la discriminazione della popolazione serba da parte delle autorità kosovare.

Il Partito Comunista rivendica il pieno rispetto della Costituzione che prevede la neutralità del nostro Paese: occorre terminare ogni collaborazione militare fra l’esercito svizzero (che dovrebbe essere unicamente di difesa) con la NATO e soprattutto il ritiro immediato di tutti i soldati e i consiglieri militari svizzeri all’estero. 

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