Notte di fuoco a Kano, la più grande città della Nigeria settentrionale. Bombe, kamikaze, sparatorie e incendi hanno riempito per ore le strade della metropoli di oltre dieci milioni di abitanti ed hanno lasciato sul terreno almeno 162 cadaveri e un numero imprecisato di feriti. Oggi le organizzazioni umanitarie locali, aiutate dal coprifuoco imposto dalle autorità, continuavano a perlustrare vicoli, viali e abitazioni alla ricerca di vittime e sopravvissuti. Secondo fonti ospedaliere, tra i morti moltissimi sono civili, anche se gli obiettivi degli assalti – molto ben coordinati – sono stati soprattutto otto edifici pubblici, compresi commissariati di polizia, tre stazioni di polizia, il quartier generale dei servizi segreti e l’ufficio centrale per l’immigrazione. Gli attacchi sono stati rivendicati dalla setta integralista islamica Boko Haram che negli ultimi mesi ha intensificato le violenze contro chiunque esprima posizioni diverse dalle loro, dalla polizia in quanto emanazione dello Stato, al governo del presidente Goodluck Jonathan, ai gruppi cristiani (cattolici e protestanti) e animisti.
Dopo la strage in una chiesa della periferia di Abuja a Natale (37 morti) e l’attentato suicida nella sede delle Nazioni Unite della capitale lo scorso agosto (24 morti), gli attacchi multipli della notte scorsa sono stati i più sanguinosi dall’inizio dell’anno. Nel giro di pochi minuti sono scoppiate bombe a ripetizione, un kamikaze è riuscito a farsi esplodere contro il muro di un commissariato, un altro è stato fatto saltare in aria prima che potesse centrare il suo obiettivo. Sparatorie e oltre venti deflagrazioni che hanno scatenato incendi e hanno fatto strage anche tra i civili.
Un giornalista nigeriano di Channels Tv, Akogwu Enenche, che lavorava anche per Reuters Television e stava documentando il massacro è tra le vittime. Nella notte centinaia di persone si sono messe in macchina per cercare di fuggire da una città che – questa era l’impressione di abitanti e testimoni – è rimasta indifesa in balia della brutalità cieca dei fondamentalisti islamici. Kano, peraltro, è a stragrande maggioranza musulmana come quasi tutto il nord della Nigeria, Paese di 160 milioni di abitanti suddivisi quasi a metà tra musulmani (maggioritari a nord) e cristiani (preponderanti a sud).
Ma la setta dei Boko Haram sta gradualmente perdendo la sua connotazione originaria, quella religiosa che fin dai primi attentati, nel 2003, pretendeva l’instaurazione della Sharia (legge islamica) in tutta la Nigeria, maggior produttore africano di petrolio. E sempre più sembra avere come obiettivo primario la destabilizzazione del gigante d’Africa, strumentalizzandone le diversità etniche e religiose e avvicinandosi al terrorismo di al Qaida e delle sue varie ramificazioni.
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