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Usa. L’integralista Santorum recupera posizioni

È l’integralista di origine italiana Rick Santorum il trionfatore della grande notte elettorale del profondo sud. Conquista l’Alabama e il Mississippi sbaragliando l’altro estremista di destra, Newt Gingrich. «We did again» ha detto emozionato ai suoi fan riuniti a Lafayette, in Lousiana. «La gente comune è capace di fare cose straordinarie», ha aggiunto proponendosi come il paladino della working class, che sfida l’establishment, i media e il ‘big money’.

‘Santo’ non ha solo regolato l’ex speaker repubblicano al Congresso, ma ha battuto anche Mitt Romney, che resta comunque in testa come numero di delegati per la convention repubblicana. Il quale ha confermato di non avere ancora l’appoggio degli elettori evangelici ultra-conservatori, di non sapersi connettere con gli umori dell’America profonda.

Tuttavia, Romney, il ‘moderato’, il miliardario del Massachusetts che non va giù agli elettori del Tea Party, va avanti per la sua strada. Grazie alle nuove regole che assegnano i seggi in modo prevalentemente proporzionale, lo staff di Romney, sconfitto alle urne, può comunque tirare un sospiro di sollievo per aver guadagnato anche oggi terreno prezioso. Ora si trova tra i 470 e i 480 delegati. Santorum, l’uomo del giorno, anche dopo i trionfi di oggi, ne ha soltanto la metà, circa 240. E alla fine, vince chi arriva prima alla soglia magica di 1144.

Insomma, un pò com’è accaduto nel Supertuesday della settimana scorsa, Romney malgrado tutti i suoi limiti resta il predestinato. Ma stavolta deve stare attento. Sino a quando i conservatori disperderanno i loro voti su due candidati, il raggiante Santorum e il malconcio Gingrich, Mitt può dormire sonni tranquilli. Molto diverso se l’ex speaker si decidesse a ritirarsi. A quel punto  la battaglia sarebbe davvero a due. E l’esito non sarebbe più tanto scontato.

John King, il capo del politico della Cnn, proiezioni alla mano, ha dimostrato come con Gingrich in partita, Romney potrebbe conquistare la nomination già a fine maggio. Con Gingrich fuori, invece, è tutta un’altra storia. Mitt e Rick potrebbero essere testa a testa alla vigilia delle primarie del New Jersey e della California in programma a giugno. E a quel punto tutto è possibile.

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