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L’Unione Europea fa i conti con i suoi spettri

A molti potrebbe essere sfuggito, ma la giornata di ieri ha fatto registrare due passaggi importanti sul futuro dell’Unione Europea. Il primo è nelle parole del commissario europeo Moscovici, ospite di una sessione al Senato italiano. “Siamo in un mondo pericoloso. Ci sono forze che vorrebbero smantellarci. Penso alle politiche americane, a quelle russe, a forze interne come la Brexit. Se così tanti vogliono dividerla forse è perché l’Unione Europea è forte e disturba. Serve un sussulto politico per lottare per una Unione più democratica e più efficace anche a livello economico”. Questo passaggio del discorso di Moscovici, che pure è commissario agli affari monetari, assume sicuramente maggior rilievo di quello dedicato ai problemi economici, sui quali Moscovici ha sostanzialmente tranquillizzato l’Italia che non ci saranno procedure di infrazione per aver sforato i parametri del deficit tra debito e Pil.

E’ un discorso tutto politico che fa il paio con quello della responsabile della sicurezza e della politica estera europea, Federica Mogherini, alla annuale Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera due settimane fa. In quella sede la Mogherini, diversamente che in passato, aveva ostentato la solidità e le ambizioni del progetto dell’Unione Europea nella prima assise in cui prendeva parte un rappresentante della nuova amministrazione Trump, il vicepresidente Pence.

Sempre ieri, ma a Bruxelles, il Presidente della Commissione Europea, Junker, ha presentato il “Libro Bianco” della commissione sugli assetti e i progetti dell’Unione.

Il Libro Bianco contiene una riflessione a tutto campo su come l'Ue a 27 potrà essere entro il 2025, a seconda delle scelte dei governi europei. Il documento viene pubblicato adesso, spiega Juncker, affinché costituisca una base per la discussione al vertice di Roma del prossimo 25 marzo, un dibattito che resterà aperto anche per tutto il 2017, anno di importanti appuntamenti elettorali in Olanda, Francia, e Germania, veri test per il destino dell'Unione.

Le idee avanzate dal Libro bianco indicano alcuni scenari. Nel primo scenario titolato, "Avanti così", si prevede di proseguire nel solco tracciato fino ad ora: ci si concentra sull'attuazione del programma di riforme, ma si potranno incontrare battute d'arresto nel caso di argomenti che suscitano forti contrasti tra Paesi.

Nella seconda ipotesi, "Solo il mercato unico", l'Ue si rifocalizza progressivamente su questa sola politica perché i 27 non riescono a trovare un terreno comune in un numero crescente di argomenti. Uno scenario confacente alla Gran Bretagna se non avesse optato per la Brexit. In questo caso è possibile immaginare che i controlli periodici complicheranno l'attraversamento delle frontiere e sarà più difficile trovare lavoro all'estero.

Il terzo scenario, titolato "Chi vuole di più fa di più", è quella dell'Europa a più velocità, dei cerchi concentrici, con un approccio più intergovernativo, un modello alla quale si ispirano la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande, ma osteggiato dai Paesi del gruppo di Visegrad (Europa dell’est) ed altri più piccoli per il timore di essere tagliati fuori dal piano decisionale e restare indietro. Di fatto questo modello già esiste ed agisce con Schengen e l'Eurozona, ma potrebbe vedere nuove cooperazioni rafforzate tra "coalizioni di volenterosi", in particolare in materia di politica militare.

"Fare meno, in modo più efficiente" è il quarto scenario che, mantenendo l'approccio comunitario, circoscrive le aree di intervento concentrando le risorse a disposizione, per raggiungere risultati più efficaci, in tempi più rapidi.

Infine c’è un quinto scenario, "Fare molto di più insieme", che rappresenta la spinta federalista più tradizionale, quella alla quale si ispiravano i padri fondatori ma che è stata seppellita dai rapidi mutamenti della storia (es: la caduta del Muro di Berlino e la fine del bipolarismo est-ovest) e della supremazia assunta dalla centralizzazione/gerarchizzazione economica dell’Unione Europea che ha prima liquidato il modello sociale europeo e poi alimentato le ambizioni globali della Ue come polo della competizione globale che ha sostituito la globalizzazione.

I cinque scenari sono quelli su cui i tecnocrati di Bruxelles intendono affrontare le sfide da qui al 2025 dentro un mondo in cui le vecchie camere di compensazione tra interessi strategici diversi (dalla Nato al Wto, dal Fmi all’Onu) stanno perdendo funzione, mentre sulla spinta del nuovo corso imposto da Trump prevale l’approccio bilaterale piuttosto che quello di accordi e sedi multilaterali nel quale ricomporre e mediare le varie contraddizioni e interessi.

Se questo è vero, occorre prendere seriamente in esame quanto ha detto Moscovici parlando al Senato italiano. Con una sola, decisiva accortezza. Le classi dominanti europee si apprestano a lanciare un appello “alla connessione sentimentale con le masse” in Europa per farle stringere intorno al progetto dell’Unione Europea minacciato dall’imprevedibile Trump, dal dispotismo di Putin e dai “populismi” digreganti all’interno. Una trappola nella quale non dobbiamo cadere né far cadere la nostra gente. L’Unione Europa rimane il male comune non la cura.


 

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