Sullo scontro tra il governo della Gran Bretagna e quello dell’Argentina sulla sovranità sulle Isole Malvinas (le Falkland per i redivivi colonizzatori di Londra) sono intervenuti ieri con un appello sei premi Nobel per la Pace. Il documento invita in particolare Londra a rispettare la risoluzione 2065 delle Nazioni Unite, approvata dall’Assemblea generale il 16 dicembre 1965, per “proseguire senza ritardi le trattative raccomandate dal Comitato speciale di decolonizzazione, al fine di incontrare una soluzione pacifica alla disputa” sulla sovranità dell’arcipelago occupato dalla Gran Bretagna nel 1833.
L’invito, indirizzato al premier britannico David Cameron, proviene da sei premi Nobel per la Pace: l’argentino Adolfo Pérez Esquivel (1980), la guatemalteca Rigoberta Menchú (1992), il sudafricano Desmond Tutu (1984), la nordirlandese Mairead Corrigan Maguire (1976), la statunitense Jody Williams (1997) e l’iraniana Shirin Ebadi (2003).
A pochi giorni dal 30° anniversario della guerra tra Buenos Aires e Londra per il possesso dell’arcipelago – iniziata il 2 aprile 1982, durata ben 74 giorni e conclusasi con la vittoria di Londra e 649 vittime sul fronte argentino e 255 su quello britannico – i Nobel invitano Cameron a raccogliere i numerosi appelli giunti da più parti per una soluzione negoziata del contenzioso che negli ultimi mesi ha riacquisito vigore.
Dal 1982 il Palazzo di Vetro ha rinnovato ogni anno la richiesta di intavolare un negoziato fra le parti sulla base della risoluzione 2065, rilanciata, tra gli altri, anche dall’Organizzazione degli Stati americani (Osa), la Comunità degli Stati latinoamericani e dei Caraibi (Celac), l’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America (Alba), il G-77.
“La mancanza di volontà del Regno Unito di dialogare con un paese democratico e con vocazione alla pace pienamente dimostrata, l’installazione e il mantenimento di una base militare (nelle Malvinas) e la realizzazione di manovre militari aeronavali – sottolineano i Nobel – mettono a serio rischio la pace e la convivenza in questa parte del mondo”.
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