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Israele: altri paesi con noi per attacco a Iran

Oltre a Israele, ci sarebbero anche altri Paesi pronti a un ipotetico intervento militare con la giustificazione di bloccare i progetti nucleari iraniani. Lo ha affermato, di nuovo, il capo di stato maggiore israeliano, il generale Benny Gantz. «La nostra forza militare è pronta. E non solo la nostra, ma anche altre», ha detto ieri in un’intervista giornalistica ripresa dai media online locali. Israele spera di non essere costretto a ricorrere a quella forza «ma è importante – ha ribadito il generale, per la seconda volta negli ultimi giorni – che essa sia credibile». Gantz ha confermato d’altra parte di ritenere che la combinazione d’una minaccia militare attendibile con le sanzioni economiche internazionali possa fermare alla fine i progetti nucleari iraniani e allontanare un’opzione bellica effettiva. Cosa rispetto alla quale il ministro della difesa Ehud Barak, in sintonia con il premier Benyamin Netanyahu, è tornato ieri a esprimere invece un certo scetticismo. «La probabilità che queste pressioni fermino i progetti nucleari iraniani in maniera irreversibile appare bassa. Sarei felice di ricredermi – ha aggiunto Barak – ma questa è la mia valutazione». Nel corso di una cerimonia in occasione della Giornata dell’ Indipendenza d’Israele, Barak ha poi sostenuto che se l’Iran riuscisse ad avere un vero arsenale atomico «inizierebbe una corsa regionale» (all’armamento non convenzionale). «Anche Arabia Saudita, Turchia ed Egitto si sentirebbero costretti a parteciparvi», ha detto il generale.

Sull’altro fronte l’Ente nazionale iraniano per il petrolio (Nioc) avrebbe in programma una riduzione del prezzo del suo petrolio per far fronte alle sanzioni imposte al paese da Ue e Usa. «Abbassare il prezzo del nostro petrolio esportato è una carta vincente per l’Iran in tempi di sanzioni – ha detto il manager della Nioc, Mohsen Qamsari- Abbassando i prezzi, possiamo sbaragliare molti dei nostri concorrenti dal mercato del petrolio». A gennaio l’Ue ha approvato un pacchetto di sanzioni contro Teheran che prevede tra l’altro un progressivo stop all’import di petrolio dal paese. Secondo Qamsari, se i colloqui tra Iran e gruppo 5+1 (membri permanenti del consiglio di sicurezza Onu più la Germania) in programma a Baghdad per il 23 maggio falliranno, il prezzo del petrolio subirà un’impennata a livello mondiale. 

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