Nuova dura repressione di proteste politiche a Ramallah (Cisgiordania), città dove ha sede il quartier generale dell’Autorità nazionale palestinese (Anp). Ieri, per la seconda volta in pochi giorni, i reparti antisommossa della polizia palestinese hanno caricato con manganelli e picchiato i partecipanti ad una manifestazione di protesta contro possibili colloqui con rappresentanti del governo di destra israeliano.
Nei giorni scorsi si era parlato di un incontro a Ramallah tra il presidente dell’Anp Abu Mazen e il vice premier israeliano Shaul Mofaz. L’incontro è stato rinviato sine die dopo le proteste scoppiate in casa palestinese ma gruppi dell’opposizione continuano le proteste temendo che i colloqui possano tenersi nei prossimi giorni. Nei mesi scorsi è sorto a Ramallah un nuovo movimento politico, formato soprattutto da giovani (in buona parte di orientamento progressista) non pochi dei quali dei quali legati al Fronte popolare per la liberazione della Palestina, che si oppongono alla ripresa delle trattative dirette Anp-Israele, che ritengono inutili e dannose alla causa palestinese senza lo stop da parte del governo Netanyahu dell’espansione delle colonie ebraiche nei Territori Occupati e la fine di altre politiche israeliane contro i palestinesi, come le confische di terre, gli arresti e i raid notturni dell’esercito di occupazione, oltre alla mancata liberazione dei prigionieri politici.
Testimoni hanno riferito che la polizia ieri è stata «brutale» e non ha esitato a picchiare anche alcune ragazze che partecipavano alle proteste, organizzate a breve distanza dalla sede dell’Anp. L’agenzia di stampa “Maan” ha riferito di sette manifestanti feriti e costretti ad andare in ospedale e di altri sette arrestati e portati al comando di polizia. Sono stati aggrediti anche alcuni giornalisti, come Saed al Hawari (Reuters), Ahmad Musleh e Ahmad Ouda. (Nena News)
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