Nemmeno alcuni Brics reggono più la spinta della recessione globale. Nuovi segnali di rallentamento sono arrivati per l’economia brasiliana: il Pil crescerà soltanto dell’1,03 per cento nell’anno in corso, secondo la previsione del mercato finanziario pubblicata ieri dalla Banca centrale.
Analisti e operatori finanziari hanno stimato una crescita per il 2012 del Pil inferiore anche all’ultima proiezione ufficiale, che indicava l’1,27 per cento. Il colosso sudamericano si allontana così ulteriormente dall’obiettivo fissato dal governo di Dilma Rousseff all’inizio dell’anno, che prevedeva una crescita del Pil del 4,5 per cento.
Rousseff ha respinto con fermezza le critiche del settimanale ‘The Economist’, che ha definito «moribonda» l’economia brasiliana ed ha accusato il governo di «interventismo» nel mercato. Il settimanale ha anche suggerito alla presidente la destituzione del ministro dell’Economia, l’oriundo genovese Guido Mantega.
«In nessun caso questo governo, eletto dal voto diretto e segreto del popolo, si lascerà influenzare dalle opinioni di una rivista non brasiliana», ha detto con tono irritato la presidente. «La loro situazione (Usa ed Ue, ndr) è peggiore della nostra dal 2008. Qui non è fallita alcuna banca come è successo alla Lehman brothers. Non abbiamo una crisi del debito sovrano, il nostro rapporto tra debito e Pil è al 35 per cento e la nostra inflazione è sotto controllo. Le nostre riserve ammontano a 378 miliardi di dollari», ha aggiunto Rousseff.
Quello che è entrato in crisi è soprattutto il settore dell’export, che ha risentito proprio del forte rallentamento Usa ed europeo.
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