“L’assassino è stato identificato e gli stiamo dando la caccia. Altri quattro sospetti sono già stati arrestati. Tutti appartengono a una corrente religiosa radicale”. Lo ha riferito ieri il neo primo ministro Ali Larayedh comunicando gli ultimi sviluppi dell’inchiesta sull’omicidio del leader di opposizione Chokri Belaid. L’uccisione lo scorso 6 febbraio della guida del Partito dei patrioti democratici ha trascinato dietro di sé il precedente esecutivo guidato da Hamadi Jebali, facendo emergere in modo evidente una crisi politica latente da mesi.
Le dichiarazioni del capo del governo correggono le notizie rilanciate ieri dai media tunisini che hanno annunciato l’arresto del presunto esecutore materiale dell’omicidio: un giovane artigiano di 31 anni, membro della Lega di protezione della rivoluzione (Lpr) presso la sezione di Kram, alle porte di Tunisi. In passato la Lpr è già stata additata dall’opposizione come responsabile di aggressioni e attacchi ai danni di partiti, sindacati e associazioni della società civile.
Gli sviluppi giudiziari sul caso Belaid sono stati diffusi mentre nel paese del Nord Africa sono in corso consultazioni tra forze politiche per la formazione di un nuovo esecutivo sotto la guida del 57enne Larayedh, ministro dell’Interno uscente nonché membro di spicco del partito maggioritario Ennahda. Sulle trattative in corso si è pronunciato il presidente della Repubblica, Moncef Marzouki, che ha invitato tutte le correnti politiche a “mettere da parte le rivalità ideologiche per costituire un governo di consenso dedito in primo luogo alle problematiche sociali e di sviluppo”. Intervenuto nell’ambito di un simposio nazionale sul tema dell’integrazione “delle competenze dei tunisini residenti all’estero nell’insegnamento e la ricerca nazionale”, Marzouki ha sottolineato che “la Tunisia è un laboratorio politico attraversato da conflitti causati da una polarizzazione ideologica, da una guerra che il paese sta combattendo contro se stesso”. Ha poi sottolineato che la nazione “appartiene a tutti i cittadini”, pertanto “deve essere governata da forze moderate che rappresentano tutte le correnti politiche”.
Ma la figura di Larayedh, scelto la scorsa settimana da Ennahda per occupare la carica e confermato da Marzouki, non otterrebbe il consenso di una parte significativa della popolazione. Sulla base di un sondaggio realizzato da ‘Tbc’ il 59% dei tunisini non avrebbero fiducia nelle sue capacità per risollevare il paese. A due anni dalla ‘rivolta del Gelsomino’, che ha portato al crollo del regime di Zine el Abidine Ben Ali, la Tunisia deve ancora fare i conti con un’evidente instabilità politica, con l’insicurezza ma soprattutto con una crisi economica che si manifesta con un forte tasso di disoccupazione giovanile e con la marginalizzazione di alcune regioni.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa