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Wikileaks. “I giornali rifiutarono i documenti”

La “stampa libera” degli Stati Uniti? Rifiuta gli scoop, se scomodano i militari….

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Imbarazzo al New York Times e al Washington Post: al processo contro Bradley Manning, le gloriose testate dei Pentagon Papers e del Watergate sono finite sul banco degli imputati perché rimasero sorde agli appelli del giovane soldato che aveva offerto loro centinaia di migliaia di documenti segreti del governo americano. La più grande fuga di notizie della storia degli Stati Uniti finì così nelle mani di Wikileaks. E adesso nelle redazioni dei due giornali c’è chi si cosparge il capo di cenere.

Le rivelazioni.
È stato lo stesso Manning ad accusare di insensibilità giornalistica i due quotidiani rivelando di averli contattati entrambi durante una licenza nella capitale nel gennaio 2010. Ieri il soldato dell’intelligence militare, che dopo mille giorni dietro le sbarre solo adesso è finito davanti al giudice, si è dichiarato colpevole di dieci capi di accusa minori sui 22 spiccati nei suoi confronti. Il magistrato militare, colonnello Denise Lind, ha accettato la dichiarazione di colpevolezza parziale che rischia di portare Manning per 20 anni dietro le sbarre ma gli evita il carcere a vita: gli sarebbe toccato per l’imputazione più grave, aiuto al nemico.

Nyt e Wp.
La dichiarazione di Manning, 35 pagine lette nell’aula della corte marziale a Fort Meade in Maryland, ha rafforzato il ruolo di entità come Wikileaks nel ‘mondo nuovo’ dell’informazione. Bradley ha testimoniato di aver lasciato un messaggio sulla voice mail del public editor del New York Times, all’epoca Clive Hoyt, ma la sua offerta è rimasta senza risposta e non è chiaro se il messaggio raggiunse mai la redazione. Al Washington Post Manning parlò con una giornalista descrivendo per sommi capi quel che aveva in mano: «Non mi sembrò interessata».

All’angolo.
Sarebbe successo al tempo del Watergate o dei Pentagon Papers, la fuga di notizie orchestrata dal funzionario del Dipartimento della Difesa Daniel Ellsberg che il New York Times pubblicò dopo un lungo braccio di ferro col governo e che cambiò il corso del conflitto in Vietnam? Manning, come Ellsberg, voleva «aprire negli Usa un dibattito sui veri costi delle guerre in Iraq e in Afghanistan», ha deposto lo stesso soldato nell’aula di Fort Meade, dopo esser rimasto «nauseato dalla sete di sangue» dell’equipaggio di un elicottero Apache nell’attacco a un gruppo a Baghdad composto di giornalisti della Reuters e bambini iracheni.

da Il Messaggero

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