“Trentamila compagni ‘desaparecidos’, presenti ora e sempre” è stato lo slogan più ripetuto in una gremita Plaza de Mayo, a Buenos Aires, nella Giornata nazionale della memoria per la verità e la giustizia con cui è stato commemorato ieri il 37° anniversario del golpe del 24 marzo 1976 che instaurò l’ultima dittatura militare in Argentina (1976-1983).
Di fronte a una folla di persone che sventolavano bandiere nazionali e fotografie dei cari loro scomparsi, a nome di diverse organizzazioni a difesa dei diritti umani la presidente delle Nonne di Plaza de Mayo, Estela de Carlotto, ha invocato “una giustizia democratica, che riconosca la società civile” protagonista della resistenza al regime. “In Argentina – ha detto de Carlotto – si processano i genocidari perché si è deciso di ascoltare non solo i sopravvissuti ma un intero popolo”.
A dare l’impulso iniziale ai processi per i responsabili di crimini di lesa umanità, promuovendo l’abolizione delle cosiddette ‘leggi del perdono’, fu il defunto Néstor Kirchner; “un presidente – ha aggiunto de Carlotto – che decise che l’impunità non sarebbe stata eterna e che per ricostruire un paese occorreva riconoscere la lotta del popolo. Quattro anni dopo, Cristina ha ripreso questo impegno e continua ad approfondirlo; ci sono molte cose che restano da fare, anche se siamo sulla buona strada”.
La presidente Cristina Fernández ha ricordato le vittime della dittatura attraverso Twitter: “Continuare a lottare per una maggiore uguaglianza, per coloro che hanno di meno – ha scritto – per stare sempre insieme a loro. Questo è il mandato dei 30.000 ‘desaparecidos’ ”.
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