Ieri sera di nuovo pietre e fuochi d’artificio contro lacrimogeni e idranti per l’ennesimo atto di disobbedienza dei No Tav contro una grande opera, costosa, dannosa e inutile e che nessuno sembra volere più, tranne le aziende e le cooperative che la devono realizzare e i politici padrini dell’operazione attirati dal giro vorticoso di fondi a disposizione.
Come annunciato, ieri pomeriggio circa 300 attivisti e attiviste hanno marciato vicino al cantiere/fortino di Chiomonte senza grandi problemi, partendo dal concentramento indetto al campo sportivo di Giaglione. I manifestanti hanno trovato tutte le strade verso Chiomonte sbarrate da un ingente schieramento di Polizia, Finanza e Carabinieri che però hanno aggirato passando dai boschi e dai campi.
Altre centinaia di persone si erano concentrate alla centrale elettrica di Chiomonte, anche in questo caso trovando uno sbarramento di polizia all’altezza di un ponte sul fiume Dora, aggirato però dai dimostranti che sono tornati indietro ed hanno imboccato la strada statale 24 bloccando per alcune ore il traffico automobilistico.
Una volta calato il sole, intorno alle 17 gli attivisti che erano riusciti ad arrivare al cantiere hanno iniziato la battitura delle reti al grido di ‘Fuori le truppe dalla Val Susa’ e a quel punto le forze dell’ordine presenti in gran numero hanno cominciato ad usare la forza contro i manifestanti. La polizia ha iniziato a bersagliare i No Tav con i lacrimogeni e gli idranti nel tentativo di disperderli e allontanarli dal cantiere e alcuni dimostranti hanno risposto lanciando pietre e petardi. I manifestanti hanno resistito a lungo continuando la battitura e gli slogan fino a che non hanno deciso di unirsi al blocco della statale. Contemporaneamente alcuni No Tav hanno picchettato il Bar Ristorante delle Alpi, luogo di ritrovo degli operai del cantiere e bloccato per alcuni minuti la linea ferroviaria.
La data di ieri era stata scelta dal movimento No Tav per manifestare in occasione dell’anniversario dell’8 dicembre del 2005, quando una enorme massa di manifestanti si riappropriò dell’area del cantiere di Venaus costringendo il governo a cancellare il progetto sulla riva sinistra del fiume Dora.
Nove anni e tante denunce e processi dopo, la popolazione della Val di Susa continua a esprimere, inascoltata e repressa, la propria contrarietà nei confronti della devastazione ambientale, economica e sociale del proprio territorio. Nel frattempo la lotta ha ottenuto alcuni importanti risultati, ad esempio costringendo i lavori a procedere a passo di lumaca e incrementando la denuncia nei confronti anche delle infiltrazioni mafiose negli appalti per l’Alta Velocità con il coinvolgimento di imprese grandi e piccole.
Già la sera del giorno precedente in migliaia i cittadini della valle e gli attivisti provenienti anche da Torino e alle province limitrofe si erano ritrovati a Susa sfidando il freddo e illuminando le strade di Susa con le loro fiaccole accese per esprimere la vicinanza e la solidarietà popolare nei confronti di “Chiara, Claudio Mattia e Niccolò e a tutti i notav incarcerati o denunciati per aver supportato la nostra lotta di popolo”. La fiaccolata è partita – e si è conclusa – nei pressi dell’ospedale di Susa che la giunta regionale del Piemonte minaccia di chiudere.
Nuove mobilitazioni sono state indette per il prossimo 17 dicembre, in occasione della prevista sentenza nei confronti dei quattro attivisti NoTav accusati di terrorismo per il danneggiamento di un compressore all’interno del cantiere durante un’azione di sabotaggio.
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