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NYT. Sì agli articoli “sponsorizzati”, la fine del giornalismo indipendente

New York Times potrebbe aprirsi agli articoli sponsorizzati, imitando quanto fatto – con grande successo – dal sito BuzzFeed da qualche anno. Lo rivelano fonti molto vicine ai vertici del quotidiano riportate da Bloomberg. P
are che il presidente Arthur Sulzberger e l’amministratore delegato Mark Thompson ne stiano discutendo da mesi. La mossa porterebbe nelle casse del giornale di New York ingenti quantità di denaro, soprattutto se venisse sfruttato il traffico sulla sua homepage, pari a 35 milioni di accessi al mese.
Da tempo cerca nuove fonti di guadagno dopo dieci trimestri di fila di introiti da pubblicità in calo: questi ultimi sono passati da quota 1,27 miliardi di dollari nel 2006 ai 711,8 milioni dello scorso anno. Nella scelta di questa nuova strada il giornale fondato 161 anni fa garantirebbe, sempre secondo Bloomberg, che le storie sponsorizzate dagli inserzionisti saranno ben segnalate ai lettori per non essere confuse con gli articoli veri e propri.
Questo tipo di inserzioni aveva fatto la fortuna di testate come BuzzFeed: in pratica il giornale online sin dall’inizio aveva deciso di non accettare pubblicità tradizionali, offrendo alle aziende la possibilità di trasformare la loro comunicazione in notizie facilmente condivisibili sulla rete.
Naturalmente è più che lecito attendersi che il “ben segnalato” sarà oggetto di aspra contrattazione tra imprese sponsor e giornale; poiché sono le prime a metterci soldi, è lecito anche attendersi che in tempi più o meno rapidi la distinzione tra articoli “indipendenti” e “notizie aziendali” tenderà a zero o quasi. Con buona pace del mito relativo al “giornalismo indipendente” di matrice anglosassone. Nero su bianco, però.

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