A più di quattro anni dalla sua morte torna in Sudafrica il fantasma di Eugéne Terre’Blanche, leader neonazista afrikaner assassinato nel 2010.
Le autorità della provincia di Nordovest, dove il capo di una rete di estrema destra razzista ha abitato fino alla morte, hanno rifiutato di dichiarare la sua casa di Ventersdorp un sito storico e di farne un memoriale, come invece richiesto insistentemente dai membri del partito da lui fondato, l’Afrikaner Weerstandsbeweging (Awb, letteralmente ‘Movimento di resistenza afrikaner’). Anche un leader nero locale, Themba Gwabeni, che guida l’organismo incaricato di decidere sulla questione, lo Heritage Council, era a favore dell’incredibile proposta.
Ma i sindacati locali avevano chiesto che la proposta non fosse neanche discussa, mentre il Partito comunista (che fa parte del governo dell’African National Congress) l’ha definita “insultante”, ricordando che “Terre’Blanche non era un eroe”. Il leader dell’Awb – partito il cui simbolo era una sorta di svastica composta da tre ‘sette’ intrecciati in una sorta di svastica – in effetti ha subito più di una condanna in giudizio: la prima (due anni di prigione, sospesi) arrivò nel 1983, per possesso illegale di armi; l’ultima (sei anni) nel 1997, per aggressione e tentato omicidio. Aveva inoltre ricevuto l’amnistia dalla Commissione verità e riconciliazione per azioni come gli attacchi a un comizio dell’ultimo presidente bianco F.W. de Klerk e al palazzo dove si svolgevano i negoziati per la transizione democratica.
Terre’Blanche, che già durante la segregazione razziale criticava da destra il regime nazionalista bianco, chiedendo l’instaurazione di uno stato ‘solo per afrikaner’ all’interno della repubblica, è stato ucciso nel 2010 da un lavoratore della sua fattoria, Chris Mahlangu, condannato due anni dopo all’ergastolo.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
