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Al Aswani: “libertà subito per giovani rivoluzione”

“Mi dispiace per i giovani rivoluzionari incarcerati per una legge sulla manifestazioni che considero incostituzionale. E mi auguro che siano liberati prima che il Parlamento ne approvi una nuova”. Lo ha detto lo scrittore egiziano Ala al Aswani, a Roma per presentare l’edizione italiana del suo ultimo libro, Cairo Automobile Club.

Lo scrittore rispondeva ieri sera ad una domanda sui giovani protagonisti sia della rivoluzione del 2011 che delle proteste contro il presidente islamista Morsi, ma poi incarcerati – dal blogger Alaa Abdel Fattah al cofondatore del movimento 6 aprile Ahmed Maher – per aver violato la legge che limita le proteste voluta dal governo successivo e dall’ora presidente Sisi.

Interpellato sul fatto di aver sospeso nei mesi scorsi la sua collaborazione come opinionista su un diffuso quotidiano indipendente, Al Aswani ha risposto di averlo fatto per le pressioni subite non da lui, ma dal giornale stesso.

”A molti egiziani in realtà non piace sentire critiche contro il governo in questa fase, in cui è in corso una vera e propria guerra contro il terrorismo – ha proseguito, citando il pericolo interno e alle frontiere rappresentato da vari gruppi jihadisti e fra cui l’Isis – e in cui sono morti centinaia tra soldati e membri delle forze dell’ordine”. “Ma io personalmente credo – ha aggiunto – che il modo migliore per sostenere il governo non sia quello di evitargli le critiche, ma di esprimerle, in modo da permettergli di rendersi conto dei propri errori”.

Al Aswani ha comunque rbadito di essere ottimista sul futuro del Paese e della rivoluzione, che possono contare su una giovane generazione molto numerosa (“il 60% degli egiziani ha meno di 40 anni”, ha sottolineato), e che ha il coraggio di lottare per cambiare.

Prima che un cambiamento politico, ha osservato, la rivoluzione è una trasformazione che riguarda la natura delle persone. “In tre anni gli egiziani hanno mandato in carcere due presidenti – ha osservato – e ora non hanno più paura”. Ma la gente, ha concluso, “si abitua al padre-dittatore, e questo non puo’ scomparire in una notte”. 

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