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Schiavi davvero. Almeno 13.000 in Gran Bretagna

Nella patria della democrazia moderna sopravvivono consistenti isolette di schiavitù. Non quella metaforica di cui si parla spesso, anche da parte nostra, per descrivere una condizione di subordinazione senza possibilità di reazione, ma legalizzata (soprattutto sul lavoro e nella condizione delle donne).

No. Qui si parla di schiavitù vera e propria. I dati pubblicati oggi dal Ministero degli Interni britannico, e diffusi dalla Bbc, parlano di una cifra oscillante tra le 10 e 13.00o persone ridotte in schiatù sul territorio del Regno Unito (quindi tra Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord).

Prevedibilmente, si tratta nelle maggior parte dei casi di donne costrette alla prostituzione, oppure di fatto prigioniere come lavoratrici domestiche. Ma anche la condizione operaia è tale, in molti casi, da rientrare in questa categoria pre-moderna. Si tratta in genere lavoratori stranieri impegnati in aziende agricole. ma il maggior numero di casi pare da rintracciare nelle società di navigazione e sulle imbarcazioni da pesca. Un vero e proprio traffico di esseri umani che coinvolge persone provenienti soprattutto da Albania, Nigeria, Vietnam e Romania, ma anche bambini e adulti nati in Gran Bretagna.

I dati resi noti oggi dal Centro per il traffico umano dell’Agenzia nazionale per la Criminalità segnalano un aumento pazzesco dei casi (probabilmente soltanto per effetto di migliori strumenti di rilevazione, centrati su un fenomeno soltanto da poco messo sotto osservazione): l’anno scorso erano stati censiti soltanto 2.744 casi.

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