Attraverso un comunicato, diffuso alla fine di novembre, le cosiddette “Aguilas Negras” hanno minacciato di morte 16 giornalisti e 13 media alternativi, impegnati a dare ampio spazio alla voce dei movimenti popolari e a difendere il processo di pace.
I giornalisti sono concordi nell’affermare che dietro queste minacce si cela una mano potente, che coordina gli attacchi contro la libertà di espressione in Colombia.
Presi di mira anche i familiari di Luis Alberto Castaño, giornalista che aveva denunciato abusi commessi dalla polizia pubblicando un dettagliato servizio fotografico.
I paramilitari del “Blocco Capital D.C.” hanno prodotto un volantino che, con i consueti errori di ortografia, elenca nomi e cognomi di giornalisti che operano su tutto il territorio nazionale, dimostrando un non secondario lavoro di intelligence previo.
Accusati di contiguità con l’insorgenza, aggrediti dalle forze repressive del regime e minacciati dai gruppi paramilitari (spesso composti da militari in servizio attivo, e sempre coordinati dalle Forze Armate), i giornalisti colombiani non asserviti ai dettami dell’oligarchia colombiana vivono una condizione drammatica, che spesso li obbliga all’esilio.
Asimmetria nella potenza di fuoco mediatica, a vantaggio dell’oligarchia, e persecuzione ai danni dei media critici e di opposizione, sono due fattori della stessa equazione che rappresenta il perdurare del conflitto. Senza il loro superamento la pace resterà una chimera.
da http://www.nuovacolombia.net
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa