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Manovre militari Usa in Thailandia

Sono iniziate ieri le manovre militari multinazionali denominate “Cobra Gold”. Un’iniziativa ormai trentennale che rappresenta il maggiore evento multilaterale del genere in Asia-Pacifico.
L’edizione di quest’anno coinvolge 24 paesi, il maggior numero di sempre. Per la prima volta però con una limitata partecipazione cinese. Quella di quest’anno è un’edizione segnata anche da una ridotta partecipazione delle forze armate statunitensi (3600 effettivi contro 4300 nel 2014), che nel 1982 avviarono con quelle thailandesi l’iniziativa. Diverse e sfumate le ragioni addotte, tra cui le conseguenze del ridispiegamento delle forze Usa come conseguenza delle scelte strategiche e finanziarie di Washington.
Tuttavia, anche il proseguimento di un graduale allontanamento di Washington da Bangkok, dopo gli accordi che concedono basi importanti in territorio australiano, mentre Corea del Sud, Giappone e Singapore restano aperte per navi e aviazione statunitense e Filippine, Vietnam e India sono disponibili per scali periodici della Marina Usa.
Tuttavia, il relativo disimpegno statunitense dal paese ha anche ragioni nel riavvicinamento di Bangkok alla Cina dopo il colpo di stato militare del 22 maggio 2014 e nelle recenti tensioni diplomatiche. Le pressioni Usa per un rapido ritorno ad un regime parlamentare sono state viste dal regime come un appoggio all’opposizione e al precedente governo civile, come un segnale di incomprensione da parte della diplomazia statunitense, che non si differenza molto in realtà da quella Ue.
Una circostanza ammessa apertamente alla cerimonia d’inaugurazione dall’incaricato d’affari dell’ambasciata Usa, Patrick Murphy: “Non possiamo negare che questo è un periodo difficile, che ha imposto di modificare Cobra Gold per il tempo in cui la Thailandia gestirà il ritorno alla democrazia”.
Washington ha anche congelato 4,7 milioni di dollari della cooperazione alla difesa.

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