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Arrestato in Moldavia leader dell’opposizione che denuncia la corruzione

Si sono rinnovate oggi a Kišinëv le proteste dei sostenitori del Partito Nostro, dopo l’arresto ieri del suo leader Renato Usatyj, bloccato direttamente in aeroporto al suo rientro da Mosca, con l’accusa di violazione delle norme sulla privacy, per intercettazioni telefoniche illegali. Effettivamente, Usatyj era partito il 21 ottobre da Kišinëv, dicendosi quasi sicuro dell’arresto (tanto che ad attenderlo in aeroporto al suo rientro in Moldavia, oltre che la polizia, c’era anche il suo avvocato), dopo aver reso pubbliche una quindicina di registrazioni telefoniche intercettate tra l’ex primo ministro, il magnate leader del Partito Liberaldemocartico (ora arrestato) Vlad Filat e un altro oligarca, Ilan Šor, telefonate che avrebbero indirettamente confermato il legame corruttivo tra i due. Già il 20 ottobre Usatyj aveva dichiarato a Intefax di essere consapevole della illegalità delle intercettazioni da lui rese pubbliche, ma di essersi comunque deciso al passo, per mostrare le prove della corruzione dilagante. Non solo: ha ora detto di disporre delle registrazioni di colloqui anche di altri leader politici, tutti magnati di più o meno alto livello, a partire dal primo ministro Valeriu Streleț e dal magnate del petrolio e vice presidente del Partito Democratico (insieme ai partiti Liberal-democratico e Liberale fa parte della compagine governativa “Alleanza per l’integrazione europea”) Vladimir Plakhotnjuk.

Oggi dunque, mentre il procuratore Denis Rotaru formalizzava le accuse contro Usatyj, qualche centinaio di simpatizzanti del Partito Nostro hanno picchettato l’ingresso dell’edificio del Centro nazionale per la lotta alla corruzione, chiedendo la scarcerazione del leader del partito e scandendo slogan come “Abbasso la mafia” e “Abbasso i ladri”. Dopo il picchettaggio, i dimostranti hanno marciato per le vie del centro di Kišinëv. Secondo Interfax, il vice presidente del Partito Nostro, Ilian Kašu, parlando di fronte ai manifestanti, ha detto “E’ un arresto arbitrario. Lo accusano di intercettazioni illegali di telefonate tra due ladri e della loro pubblicazione. E’ ridicolo. In questo paese chi ruba miliardi viaggia libero, mentre arrestano chi denuncia i ladri. Si ha l’impressione che il potere voglia mettere alla prova la nostra pazienza”. La direzione del Partito Nostro ha fatto appello ai propri simpatizzanti a non cadere nella provocazione di chi vorrebbe approfittare dell’occasione per disperdere la tendopoli allestita di fronte al parlamento e in cui, ormai da un paio di mesi, si alternano i dimostranti che protestano contro l’intera leadership moldava.

Se l’accusa verrà dimostrata, Usatyj potrebbe rimanere in carcere per tre anni: un modo come un altro per cercare di mettere fine alle proteste popolari.

Nelle ultime settimane, infatti, il Partito Nostro, insieme al Partito Socialista, aveva diretto le manifestazioni contro la leadership governativa, chiedendone le dimissioni insieme a quelle del presidente della repubblica Nicolae Timofti, pronunciandosi contro “l’occupazione del paese da parte degli oligarchi”, per elezioni parlamentari anticipate ed elezione diretta del capo dello stato.
In tal modo, i due partiti dell’opposizione di centro-sinistra avevano intaccato con successo il “monopolio” delle proteste rivendicato in precedenza dal movimento euroatlantico DA-”Demnitate si adevar”(Dignità e verità) che, dietro gli slogan della lotta alla corruzione governativa, appare nettamente schierato per l’ingresso nella UE e l’adesione alla Nato, sotto la guida della ex Ministro per l’istruzione Maja Sandu, laureata alla Harvard Kennedy School of Government del Massachusetts, ex Consigliere alla direzione esecutiva della Banca mondiale, protégé della fondazione “Soros” e dell’ambasciata USA.

Messo invece a tacere per ora, purtroppo, il movimento della sinistra comunista (staccatasi dal PC ufficiale incolpato di sostegno al governo) “Blocco rosso” il cui leader, l’ex deputato Grigorij Petrenko, presidente del partito “Nostra casa Moldavia”, era stato arrestato all’inizio del movimento di protesta, lo scorso 6 settembre e rimane tuttora in carcere. Il suo avvocato anzi, in una conferenza stampa, ieri, ha detto di temere per la sua sicurezza, soprattutto dopo alcuni episodi verificatisi in carcere ai suoi danni. L’avvocato ha parlato della recente nomina, ai vertici del Partito Democratico, di Aleksandr Pynzar, beniamino di Vlad Plakhotnjuk, acerrimo nemico di Petrenko per le denunce di corruzione e affarismo da quest’ultimo avanzate nei confronti del vice presidente del PD.

 

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