Migliaia di dimostranti affollano l’area circostante il parlamento moldavo a Kišinëv, scandendo slogan “contro ladri e corrotti”, chiedendo le dimissioni del presidente della repubblica Nicolae Timofti, del governo di Valeriu Streleț ed elezioni anticipate, in appoggio alla discussione sulla sfiducia al governo chiesta delle frazioni dei Partiti Comunista e Socialista e in corso al parlamento.
Intanto però, lo stesso primo ministro Streleț ha già anticipato di non aver alcuna intenzione di dimettersi, nonostante la richiesta avanzata anche dal Partito Democratico, il più forte dei tre partiti (insieme a Liberali e Liberaldemocratici) che compongono la coalizione proeuropeista di governo.
Nel frattempo, la situazione pare farsi più tesa nella Repubblica moldava della Transnistria, il cui leader, Evgenij Ševčuk, lancia l’allarme di una possibile intesa tra Kiev e Kišinëv per cercare di soffocare la Repubblica che, da 25 anni, vive con il riconoscimento della sola Russia e in una situazione di “non guerra” con la Moldavia. Ševčuk parla ora di tentativo scatenare una guerra contro l’entità autonoma, per distruggerne le strutture e inglobarla nella Moldavia insieme alla maggioranza di popolazione di lingua russa là residente. “In Ucraina e in Moldavia si fanno aperte dichiarazioni”, ha detto Ševčuk, “secondo cui è ora di risolvere alla radice la questione della Transnistria. Alcune dichiarazioni della leadership ucraina indicano la voglia di “scongelare il conflitto”, finora scongiurato” e si sta esercitando sulla Repubblica una forte pressione economica, diplomatica e di informazione, condotta da un Centro di coordinamento tra Kiev e Kišinëv: una sorta di “guerra ibrida”, ha detto Ševčuk.
L’Ucraina, tra l’altro, insieme alla Russia, dovrebbe essere garante del processo consultivo (che va avanti da 25 anni) sulla questione dello status della Transnistria; l’Osce fa da mediatore, mentre USA e UE sono “osservatori”.
Ševčuk si dice anche convinto che obiettivo ultimo dell’attacco sia in realtà la Russia, unico garante dell’indipendenza della Repubblica.
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