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Presidenziali in Transnistria: non cambieranno i rapporti con Mosca e Kiev

La Commissione elettorale centrale della Transnistria ha ufficializzato la vittoria dell'attuale presidente del parlamento, Vadim Krasnoselskij, al primo turno delle elezioni presidenziali svoltesi ieri. Con un'affluenza alle urne del 59,16% degli elettori, Krasnoselskij ha ottenuto il 62% dei voti, pari a circa 157mila elettori della piccola Repubblica a forte maggioranza russofona sul territorio moldavo. Il suo avversario, l'attuale presidente Evgenij Ševčuk, è rimasto fermo al 28%, pari a circa 70mila voti. Al momento, le agenzie non riportano le percentuali degli altri candidati, tra cui il leader del PC di Transnistria Oleg Khoržan, l'ex presidente della Corte costituzionale Vladimir Grigorev, il procuratore capo Aleksandr Deli e Irina Vasilakij, la cui unica qualifica, stando alla Tass, è quella di disoccupata.

Il politologo russo Sergej Lavrenov ha dichiarato a Sputnik Moldavia che la vittoria di Krasnoselskij si spiega con la popolarità raccolta, a suo tempo, in qualità di Ministro degli interni; ma, soprattutto, con un programma elettorale di agevolazioni e benefici per pensionati e lavoratori pubblici, che poi compongono la maggioranza del corpo elettorale della Transnistria. A giudizio del politologo Pavel Kandel, l'elezione di Krasnoselskij, al posto dell'uscente Ševčuk, non dovrebbe portare cambiamenti alla politica della Repubblica, sia per quanto riguarda un'eventuale reintegrazione nella compagine moldava, sia nei rapporti con Mosca e con Kiev.

Lo stesso Krasnoselskij ha dichiarato a Sputnik che rimane valida la volontà “del popolo della Transnistria sull'indipendenza dalla Moldavia e su un conseguente ingresso nella compagine russa. Questo è il fondamento del nostro processo negoziale” con Kišinëv, ha detto il neo presidente, aggiungendo che proprio su tale “piattaforma di indipendenza” si continuerà a discutere di cooperazione economica, culturale e umanitaria. Sulla base della nostra indipendenza, si discuterà della questione del riconoscimento dei nostri documenti, delle targhe, dello sblocco delle comunicazioni ferroviarie”.

Il processo negoziale cui fa riferimento Krasnoselskij è quello cosiddetto “5+2” tra Moldavia e Transnistria: con Ucraina e Russia garanti del processo consultivo, Osce in qualità di mediatore, USA e UE “osservatori”.

Un anno fa, Evgenij Ševčuk aveva lanciato l'allarme di una possibile intesa tra Kiev e Kišinëv per cercare di soffocare la Repubblica – che da 25 anni, riconosciuta solo da Mosca, vive in una situazione di “non guerra” – distruggerne le strutture e inglobarla nella Moldavia, insieme alla maggioranza di popolazione di lingua russa là residente. Con la vittoria del leader socialista Igor Dodon, alle elezioni presidenziali moldave, lo scorso novembre, i rapporti tra Tiraspol e Kišinëv dovrebbero poter migliorare, almeno sulla carta.

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