La settimana appena cominciata si preannuncia essere molto intensa dal punto di vista diplomatico e degli snodi di una vera e propria “guerra mondiale a pezzi”, in cui i principali attori sono Cina e Stati Uniti. Nel fine settimana passato si è svolta la prima visita ufficiale di autorità cinesi a Taiwan da tre anni a questa parte, e gli eventi che si sono succeduti hanno mostrato forti tensioni.
La delegazione del governo municipale di Shangai è stata accolta da proteste, ed è saltato anche l’incontro che doveva avvenire con Chiang Wan-an, sindaco della capitale Taipei appartenente al Kuomintang. Questo partito è all’opposizione nel paese, ma alle elezioni locali dello scorso novembre si è aggiudicato la maggior parte delle contee e delle città, e si candida a governare alle prossime elezioni generali del 2024.
Il Kuomintang esprime posizioni più concilianti con la Repubblica Popolare Cinese, ma le difficoltà di questo viaggio diplomatico e la sua approvazione solo a condizione che gli esponenti di Shangai evitassero qualsiasi dichiarazione politica, si inseriscono in un quadro sovradeterminato dal confronto a distanza tra Washington e Pechino.
Qualche giorno fa si è svolta la seconda visita dal 1979 a oggi del responsabile della difesa statunitense per la Cina, Michael Chase, mentre in questa settimana – proprio a Washington – il ministro degli esteri di Taiwan Joseph Wu e il consigliere per la sicurezza nazionale Wellington Koo incontreranno il corrispettivo USA di quest’ultimo, Jonathan Finer, per “dialoghi riservati”.
Sul piatto ci dovrebbero essere anche le schermaglie avvenute tra lo Zio Sam e il Dragone intorno ai famosi palloni spia cinesi, dopo il primo faccia a faccia sul tema tra il segretario di Stato USA Blinken e il diplomatico cinese Wang Yi a margine della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco.
Ma è evidente che il nodo più scottante tra quelli citati è stata la vendita da parte della Cina di tecnologie dual-use, soprattutto semiconduttori, defiiniti “fondamentali per Mosca” nella prosecuzione della guerra in Ucraina.
Tutti questi eventi si stanno susseguendo a stretta distanza l’uno dall’altro proprio mentre Biden è in visita in Polonia, baluardo delle posizioni statunitensi in Est Europa, e mentre Putin si appresta al discorso da tempo annunciato in vista dell’anniversario dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina.
Un confronto sempre più acceso e che dilaga su vari fronti della guerra mondiale a pezzi che continua tra il Blocco Euroatlantico e i tanti paesi che, seppur con linee e interessi molto differenti, vogliono affrancarsi dal tallone di ferro degli USA.
La situazione si è fatta molto calda, e i prossimi giorni potrebbero essere centrali nel determinare il prosieguo delle situazioni di tensione diplomatica e bellica più accese. E che non riguardano solo l’Europa…
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Lollo73
scaldare i motori e basta mi pare riduttivo. Io li definirei FUORIGIRI.