Il 10 settembre, un virus che si deve diffondere sul territorio per l’incontro nazionale a Roma
Bologna Prende Casa, aderisce all’incontro nazionale del 10 settembre 2011 promosso da Roma bene comune. Un incontro che vuole provare a trovare nuovi livelli di connessione tra il sindacalismo conflittuale e i movimenti dei beni comumi, e più in generale rompere quel meccanismo di accerchiamento in cui le varie vertenze e lotte sono relegate in questo momento. Di fronte ad un padronato e ad un assetto politico di comando che si pensa sul piano generale occorre trovare la capacita di base di rispondere in modo adeguato.
E’ quello che si è verificato nella vertenza Fiat a Torino, dove di fronte all’isolamento degli operai, la risposta di Marchionne era: -O si fa cosi o me ne vado-, che voleva dire: non Torino, non l’Italia, ma il mondo è il mio scenario, lì mi muovo come il classico pesce nell’acqua. Potete, forse, prosciugare i vostri fiumiciattoli, non certo l’oceano in cui noi siamo soliti muoverci.
Se questa dinamica è stata ben visibile dentro il contesto Fiat, questo non è differente dalle diverse mobilitazioni che si sono avute e ci sono nei diversi settori sociali che oggi stanno pagando la crisi.
Le stesse battaglie per i beni comuni, sono si espressione come nel caso della TAV di forme di resistenza territoriali, ma rispondono a meccanismi di comando generali, dove il rapporto transazionale (in questo caso la UE) è strettissimo.
Pensiamo a tutti quei precari che oggi attraversano il mondo del lavoro, dove la condizione di ricatto è altissima, con una disoccupazione galoppante, soli individualmente contro un meccanismo che li schiaccia e li rende i moderni –schiavi-. Alle lotte dei detenuti dentro le prigioni, dove l’unico mezzo per farsi sentire è drammaticamente il conteggio dei suicidi, il carcere non è forse lo specchio deformato della nostra società, perché quindi non aver il coraggio di assumere e dare contenuto a questa porzione sociale.
Occorre davanti a tutto questo avere la fantasia, il coraggio di osare, di lottare, di sperimentare forme di collegamento che diano forza e comunanza a tutti i settori popolari nelle diverse articolazioni della società. Dove occorre mettere al centro un piano generale adeguato al nemico che oggi abbiamo davanti.
L’assemblea di Roma, deve mettere in comunicazione tutti quei soggetti che sul piano diretto stanno affrontando gli effetti della crisi, e al tempo stesso tenendo il piano dell’indipendenza sociale-politica come metro di prospettiva, se cosi non fosse, ancora una volta i settori popolari, i movimenti, i lavoratori saranno utilizzati come massa di manovra per nuove operazioni di palazzo. E’ per questo che per noi oggi indipendenza vuol dire assumere una prospettiva nuova, che rompa con i dogmi del presente, come il mettere al centro del dibattito la lotta contro i meccanismi di comando della UE e della stessa logica del profitto, come indirettamente è emerso dall’ultima tornata referendaria. Cosi come sperimentare nel qui e ora forme di collegamento dentro la precarietà sociale: dai lavoratori ai migranti, dagli studenti agli inquilini, dai precari ai detenuti. La scommessa è questa, avremo la forza e la fantasia di generalizzare le forme di sciopero, di lotta, assumendo una forma meticcia. Il nemico è forte perché si pensa su un piano globale, occorre avere anche noi la medesima capacità. Il meticciato che metteremo in campo il 10 settembre deve essere un virus, che si diffonde nei territori, e si colleghi sul piano generale a quella magmatica onda di protesta che sta investendo tutta l’area mediterranea, dalla Grecia al Marocco, dalla Tunisia alla Spagna.
Il movimento di lotta x la casa di Bologna, disoccupati, studenti e precari, è con questo spirito che parteciperà all’incontro del 10 settembre.
Bologna Prende Casa
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