Dopo la decisione di S&P di tagliare il rating sul debito, è arrivato un altro diktat: il Fondo Monetario Internazionale ha ridotto infatti le sue stime sull’andamento del prodotto interno lordo italiano da +1,0% a +0,6% per il 2011 e da +1,3% a +0,3% per il 2012.
Fin qui niente di nuovo ma il dettaglio peggiore del documento è che l’Italia, secondo il Fondo Monetario Internazionale, malgrado la maxi-manovra da 54 miliardi appena varata dal governo, non ce la farà però a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Nel suo outlook l’Fmi stima che il disavanzo rispetto al Pil scenderà dal 4% previsto per quest’anno, al 2,4% nel 2012 all’1,1% nel 2013. Il Fmi afferma che ‘Italia “puo’ reggere uno spread con i bund tedeschi nell’ordine dei 300-500 punti base per alcuni anni, il tempo necessario per invertire la dinamica del debito, ma a condizione che l’avanzo primario cresca come previsto”. Quindi occorre metterci almeno altri 17 miliardi. Il problema è dove prenderli e come prenderli rapidamente. Le proposte in circolazionehanno il sapore del già sentito. La Confindustria – per bocca della Marcagaglia – ha già puntato il dito sulle pensioni di anzianità, e soprattutto ha detto che questa decisione va preso presto, anzi subito.
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Roberto Tesi
FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE
Previsioni pessimiste: «L’economia globale è in una nuova fase pericolosa»
Riviste al ribasso le previsioni per l’Italia: il Pil crescerà nel 2011 dello 0,6% e nel 2012 di appena lo 0,3%. Il debito pubblico oltre il 121% e il deficit nel 2013 non sarà annullato
Non solo l’Europa, ma è l’intera economia globale che «si è indebolita in modo significativo, mentre la fiducia è calata in modo considerevole e il rischi di frenata è aumentato». Inoltre, la crescita, messa alla prova da una volatilità intermittente, «è anemica nelle economie con squilibri enormi, che esistevano già prima della crisi». Nessuna regione sembra al riparo: la domanda privata è in stallo negli Stati Uniti, l’Eurozona attraversa notevole turbolenza finanziaria, sui mercati globali c’è stata un’ondata di vendite di asset rischiosi. I problemi delle economie avanzate sono più radicati di quanto era stato previsto e, secondo le previsioni, «l’espansione dovrebbe continuare, ma in modo debole e irregolare».
Secondo il Fmi, l’economia globale rallenterà il passo segnando un +4% nel 2011 e nel 2012 (rispettivamente lo 0,3 e lo 0,5% in meno rispetto alle stime di giugno). La crescita sarà «più robusta in alcune economie avanzate, soprattutto quelle con legami più stretti con l’Asia». Il Fmi sottolinea che «sono evidenti i sintomi di un’eccessiva assunzione di rischio», mentre la crisi ha portato alla luce «l’estrema vulnerabilità del sistema finanziario globale». La volatilità è cresciuta «in modo drastico», soprattutto a causa della crisi dell’Eurozona e dei dubbi sulla solidità dell’economia globale.
Il Fondo monetario ipotizza anche che le maggiori economie avanzate, compresi gli Usa «potrebbero scivolare di nuovo in recessione». In questo caso «i danni provocati alle altre economie sarebbero significativi». Per evitare un ritorno alla recessione bisogna tenere sotto controllo in particolare alcuni fattori: la debolezza delle banche, politiche insufficienti a gestire l’eredità della crisi, le vulnerabilità dei mercati emergenti, i prezzi volatili delle materie prime e le tensioni geopolitiche. Secondo il Fmi, dal momento che sembra difficile raggiungere significativi obiettivi in termini di taglio delle spese future, «non è un’opzione possibile rimandare azioni di consolidamento nel breve periodo», anzi è una priorità per le economie avanzate, soprattutto gli Usa, «applicare piani credibili e ben calibrati anche per il medio termine, focalizzati su una sostenibilità del debito nel lungo periodo».
La crisi ha messo in luce problemi pregressi nelle economie avanzate, con un tasso di disoccupazione che «dovrebbe rimanere elevato per un certo periodo» . Negli Usa più del 40% dei disoccupati lo è da oltre sei mesi e il paese potrebbe «dover fare i conti con una ripresa dell’occupazione molto debole, mentre nell’Eurozona la situazione è meno drastica: »le famiglie sembrano meno preoccupate e la perdita di posti di lavoro è stata meno grave«, con l’eccezione dei Paesi periferici. Secondo l’istituto di Washington, salari bassi e costi relativamente contenuti »hanno sostenuto i profitti aziendali, ma non hanno giovato in modo diretto alle famiglie e alla propensione ai consumi». Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione delle economie avanzate, dovrebbe attestarsi al 7,9% quest’anno e nel 2012. Per gli Stati Uniti è atteso il 9,1% quest’anno e il 9% l’anno prossimo,mentre per l’Eurozona si parla del 9,9% nel 2011 e nel 2012. Infine, per quanto riguarda il deficit, il Fmi non crede che l’Italia riuscirà a azzerarlo nel 2013.
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