Dev’essere proprio finita, per Berluska e soci. Persino i costruttori edili, il settore che più ha avuto da guadagnare (insieme a commercanti ed evasori fscali in genere) dalla sua politica, ormai ne contestano pubblicamente – con toni quasi da centro sociale – sia le misure che i componenti. Ha potuto sperimentarlo il peraltro secondario ministro Altero Matteoli, inviato a prendersi i fischi nell’assemblea nazionale dell’Ance.
«Le scelte di politica economica hanno contribuito ad inasprire la crisi del settore delle costruzioni». Lo sottolinea l’Ance nel rapporto Infrastrutture diffuso all’Assemblea annuale, evidenziando che le manovre economiche varate dal Governo nel corso dell’estate per fronteggiare l’emergenza sui mercati finanziari «sono prive di misure in grado di incidere in modo significativo su crescita e sviluppo e rischiano di peggiorare ulteriormente la situazione economica del Paese».
La «forte crisi» che investe il settore delle costruzioni ormai da quattro anni «proseguirà anche nel 2012». Lo prevede l’Ance nella Congiuntura diffusa in occasione dell’Assemblea annuale. «In cinque anni, dal 2008 al 2012, il settore avrà perduto il 22,3% in termini reali, riportandosi ai livelli di produzione osservati nell’anno 1994». Se il 2010, secondo l’Associazione dei costruttori, si è chiuso con una riduzione degli investimenti in costruzioni del 6,4%, per il 2011 «si rileva un peggioramento delle aspettative produttive che si concretizza con una flessione degli investimenti in costruzioni previsti del 4%». La previsione dell’Ance per il 2012 è, «in assenza di misure che possano produrre effetti immediati sulla produzione, di un’ulteriore riduzione degli investimenti in costruzioni del 3,2% in termini reali».
Risultati molto negativi segna il comparto delle nuove abitazioni che nei cinque anni avrà perso il 38,9% del volume di investimenti. La caduta dei livelli produttivi per questo comparto è collegato all’andamento dei permessi di costruire, in diminuzione già dal 2006: in quattro anni il numero dei permessi si è infatti quasi dimezzato (-47,5%), passando dalle 305.706 abitazioni del picco del 2005 alle 160.454. Anche per l’edilizia non residenziale privata la flessione nel quinquennio è «rilevante e pari al 22,2%». Per i lavori pubblici, il calo nello stesso periodo si attesta al 33,9%: «per questo comparto – spiega l’Ance – il ridimensionamento dei volumi produttivi è in atto ormai da otto anni, con una flessione complessiva, tra il 2004 ed il 2012, del 39,5%. Un comparto con caratteristiche anticicliche come quello dei lavori pubblici – osservano i costruttori – è stato usato in modo prociclico: gli investimenti sono cresciuti quando vi era l’espansione e sono diminuiti con l’arrivo della crisi». Tiene solo il comparto del recupero del patrimonio abitativo per il quale si stima una lieve crescita, nell’arco dei cinque anni considerati, dello 0,9%: risultato «sicuramente influenzato dall’andamento positivo delle richieste di agevolazioni fiscali per le spese di ristrutturazioni edilizie (36%)».
«L’assunto che sia possibile un’infrastrutturazione generica di sviluppo a costo zero o è una chimera o è una presa in giro». «Nè possiamo responsabilmente accettare che in uno scenario di crisi, come quello descritto, le poche risorse disponibili vadano a concentrarsi su poche grandi opere, e dimezzino i programmi di interventi che offrirebbero risposte diffuse e una boccata d’ossigeno a molte imprese», ha aggiunto il presidente dei costruttori, Buzzetti. «Dobbiamo spendere una parte di quei 5 miliardi di bilancio per il 2012 per gli interventi di manutenzione e di messa in sicurezza del territorio», ha sottolineato il presidente dell’Ance facendo riferimento ai soldi stanziati per il 2012 nel capitolo Bilancio. In particolare, per le piccole e medie opere «i soldi ci sono, spendiamoli», ha evidenziato Buzzetti, ricordando che in due anni e mezzo solo il 10% delle risorse è stato impegnato.
Quando infine il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli ha potuto prendere la parola, è stato contestato platealmente da alcuni partecipanti all’assemblea Ance, intervenuti con fischi e grida mentre il ministro interveniva sul palco. Alcuni hanno gridato «vergogna, basta. Andate Via». «Se ne devono andare a casa – hanno continuato i contestatori – le imprese stanno fallendo». Il ministro ha interrotto per un breve momento l’intervento per poi riprenderlo. Alcuni partecipanti che l’hanno contestato hanno lasciato la sala.
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