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I lavoratori Sisme in piazza contro la delocalizzazione

Sisme, sciopero a singhiozzo L’iniziativa contro il taglio di 300 posti. Pronta anche una manifestazione nel centro di Como per evitare la delocalizzazione in Slovacchia. Il settore è in ginocchio. Olgiate comasco, 29 ottobre 2011 – Niente attività lavorativa al sabato e un’imponente manifestazione che raggiungerà il centro di Como. Queste le azioni che, in tempi particolarmente brevi, intendono adottare i lavoratori della Sisme, in questi giorni al centro di un’imponente mobilitazione destinata a evitare il licenziamento di 300 persone nei prossimi due anni e lo spostamento di due linee produttive. Un’azione sostenuta dal supporto congiunto di tutte le componenti sindacali e destinata a intensificarsi. «Per ora, finché la situazione non sarà chiara, non lavoriamo più al sabato – fanno sapere Alessandro Costantino, esponente dello Slai Cobas di Como e Giuseppe Donghi della Fiom Cgil – questa settimana non intendiamo lavorare né sabato né domenica sera. Iniziamo lunedì. Martedì, giorno di festa, staremo a casa. Mercoledì vedremo. Decideremo in base all’evolversi della situazione. Intendiamo comunque muoverci in maniera più incisiva rispetto allo scorso anno quando abbiamo raggiunto il piazzale del mercato con un corteo. Quest’anno vogliamo arrivare a Como centro e vogliamo interessare almeno 450 lavoratori». I problemi della Sisme sono iniziati nel 2008 quando i vertici dell’azienda hanno annunciato l’esubero di 270 dipendenti e la volontà di delocalizzare due linee produttive in Slovacchia. Trecentoottanta lavoratori hanno accettato la mobilità volontaria. Per gli altri, a inizio anno, sono stati applicati i contratti di solidarietà che scadranno il prossimo gennaio. «A giugno ci siamo mossi proprio in quest’ottica – puntualizzano il segretario della Fim Cisl Alberto Zappa e Maria Cristina Brombin dello Slai Cobas di Como – attraverso un documento abbiamo chiesto all’azienda di prolungare i contratti di solidarietà anche per il 2012 e il 2013 e di informarci sulle condizioni economiche. L’azienda nelle scorse settimane ci ha comunicato l’esubero di 200 persone nel 2012 e di altre cento nel 2013 a seguito dello spostamento di due linee in Slovacchia, e l’intendimento di investire cinque milioni di euro per una nuova linea di motori di lavatrici di nuova generazione a fronte di una riduzione del lavoro di un milione di euro». Perché la loro voce venga ascoltata e perché l’evolversi abbia soluzione diversa da quelle che sono le premesse i lavoratori sono decisi a muoversi su più fronti e con tutti gli strumenti possibili. A Como e in provincia la crisi economica sta picchiando duro. Molte aziende storiche del territorio sono fallite oppure stanno per chiudere. «Siamo molto preoccupati per questa situazione – conclude Giuseppe Donghi, segretario provinciale Fiom Cgil di Como – sia per i lavoratori coinvolti sia per le conseguenze che pagherà il nostro territorio. Confindustria e le istituzioni locali sono state a guardare e ora purtroppo ci si trova in questa situazione. E non è ancora finita. Servono delle azioni concrete di stimolo all’economia e di incentivo alle imprese che, insieme al sindacato, dovrebbero convenire ad una politica di blocco dei licenziamenti».

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