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Conclusa l'”informale” con i confederali. Sciopericchio confermato

È terminato dopo oltre due ore l’incontro fra governo e sindacati a palazzo Chigi. Lo sciopero di lunedì 12 dicembre è stato confermato. Evidentemente non c’è stata alcuna concessione, nemmeno “apparente”, che potesse esser sbandierata come “vittoria” tale da poter revocare l’agitazione.

E dire che la Camusso si era spinta a prometterne la revoca, se ci fosse stato “un segno”. Di qualsiasi tipo…

 

In una nota diffusa dopo l’incontro, il governo ha confermato la totale chiusura di ogni spazio di contrattazione. Ecco il riassunto dell’Ansa.

 

La situazione è di «estrema emergenza» ed è dunque prioritario per il paese che i saldi ma anche composizione e natura strutturale del decreto restino invariati. Mario Monti, durante l’incontro con i sindacati, erige un muro a difesa del pacchetto varato dal governo. La preoccupazione del presidente del Consiglio è soprattutto per i mercati. Il governo, soltanto la prossima settimana, dovrà collocare circa dieci miliardi in titoli di Stato e deve a tutti costi farlo a tassi sostenibili per le finanze pubbliche. Il vertice di Bruxelles, pur con i suoi passi avanti, non ha infatti messo al riparo l’Italia dalla speculazione e le prossime settimane rischiano di essere decisive. Ecco perchè il governo intende tenere la barra dritta e se qualche ritocco al decreto ci sarà potrebbe essere davvero minimo e relativo solo al capitolo delle pensioni (forse con un inasprimento dei sacrifici per quelle più alte che consenta un alleggerimento del congelamento di quelle più basse), mentre sull’Imu l’ipotesi al momento è quella di non modificare nulla, nonostante le richieste in questo senso soprattutto da parte del Pdl.

Quando Monti riceve a palazzo Chigi le quattro sigle sindacali più importanti è affiancato dal ministro del Welfare, Elsa Fornero, dal vice ministro Vittorio Grilli, dal ministro dei Rapporto con il Parlamento, Piero Giarda e dal sottosegretario Antonio Catricalà. Il primo a parlare è il premier. Ci tiene a fornire maggiori ragguagli su alcuni «elementi di equità» contenuti nel decreto. L’intento è quello di precisare e chiarire alcuni aspetti che a suo giudizio non sono stati valutati a pieno da parte dei sindacati.

La premessa è quella di sottolineare «la situazione di estrema emergenza finanziaria ed economica che ha investito il paese all’interno di una più vasta crisi europea». Detto ciò, il professore ribadisce che «l’imperativo» è quello di mantenere «i saldi» della manovra invariati così come «la composizione e la natura strutturale dei provvedimenti». Il premier ricorda che dopo i sacrifici ci saranno spazi per lavorare sulla crescita attraverso «misure per completare il percorso delle riforme avviate». Monti si congeda dai sindacati ripromettendosi di riflettere sulle richieste presentate, ma – come spiegano i sindacalisti uscendo – nessuno si illude troppo sulla possibilità e che il governo tenga effettivamente conto delle loro proposte. Il presidente del Consiglio, recita comunque il comunicato del governo, «ha ascoltato attivamente» e «renderà note le sue determinazioni nel più breve tempo possibile».

L’impressione, però, è che i margini di manovra siano decisamente ristretti e che possano appunto rivolgersi solo al fronte pensionistico. Ma non è neanche detto che la platea delle pensioni non congelate si possa ampliare subito visto che è possibile che un simile intervento si faccia solo in un secondo momento.

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