Miti e ideologia nazi del letterato in armi
Corsa a cancellare le pagine web che ne recensivano con entusiamo «le opere». Dracula e gli Hobbit, con Evola e Nietzsche
Tommaso De Berlanga
Tra i fascisti doveva sembrare un vero «intellettuale». Gianluca Casseri scriveva molto. Solo un anno fa aveva pubblicato un libro insieme a Enrico Rulli, costituendo una coppia definita «assolutamente mitica nel panorama del fandom e del mainstream italiano, da decenni attivi nella creazione di racconti nella wave della fantascienza italiana, da sempre presenti alle Italcon e ai congressi del settore» (anche i suoi fan vanno capiti…). Un fan di Lovecraft e della letteratura fantascientifica molto trash, o del fantasy con vaghi riferimenti al Signore degli anelli (es. «Frodo Baggins, l’eroe che non ha fallito»). Insomma: quei modi dove le forze del bene e le «forze oscure» sono sempre in lotta in attesa dell’Armageddon finale.
Ora tutti fanno finta di non conoscerlo tanto bene, alcune pagine web sono scomparse (per esempio dal sito del Centro studi La Runa, ovvero la lettera «o» dell’alfabeto futhark, da sempre usata come simbolo dai neonazi italiani). Eppure il circolo Sur le Murs di Pistoia (sua città natale) ne ospitava spesso le serate letterarie, tra un omaggio a Marinetti e un altro a Mishima. Quelli della locale Casa Pound ammettono che fosse «un simpatizzante, come tante altre persone, alle quali non siamo soliti chiedere la patente di sanità mentale». Altri asseriscono fosse «un iscritto», ma il tentativo è scoperto: «è solo un matto, noi non c’entriamo nulla». Eppure i suoi articoli erano compresi – almeno fino a ieri – nell’«Ideodromo» dell’organizzazione. A scorrere la sua «produzione letteraria», in effetti, il dubbio potrebbe anche venire. Alcuni titoli per farsi un’idea: «Dracula, il guerriero di Wotan», oppure «I protocolli del savio di Alessandria» (tentativo di ironia sull’Umberto Eco de Il cimitero di Praga), da cui esce chiaramente una difesa dei «protocolli di Sion» e dei miti della «razza ariana». Ma anche «Il falco degli spazi» e decine di altri articoli pubblicati su La Soglia, rivistina di cui era anche direttore editoriale.
Un povero invasato con la testa piena di miti celtici? Non proprio, e comunque non solo. Si era cimentato in testi anche più direttamente cultural-politici, come «Adriano Romualdi alle radici dell’Europa», altro letterato fascista morto giovane, nel ’73. Nel gloriarne gli scritti, dimostra di aver digerito autori come Julius Evola, Ernst Junger e naturalmente Nietzsche.
Anche il sito Comedonchisciotte – altro contenitore di destra in maschera, che mescola a roba d’area anche molti articoli ripresi da siti di sinistra – gli ha immeditamente trovato una «casella» tale da renderlo «non contagioso» per l’estrema destra nazionale: «il Breivik italiano». Con tanto di pennellate sminuenti «una persona introversa, un solitario». Sarà… Ma il ciarpame che gli affollava la testa è identico a quello di qualche migliaio di zucche che leggevano le sue cose. La differenza sta nella decisione di prendere una 357 magnum, a un certo punto della vita.
Tra i fascisti doveva sembrare un vero «intellettuale». Gianluca Casseri scriveva molto. Solo un anno fa aveva pubblicato un libro insieme a Enrico Rulli, costituendo una coppia definita «assolutamente mitica nel panorama del fandom e del mainstream italiano, da decenni attivi nella creazione di racconti nella wave della fantascienza italiana, da sempre presenti alle Italcon e ai congressi del settore» (anche i suoi fan vanno capiti…). Un fan di Lovecraft e della letteratura fantascientifica molto trash, o del fantasy con vaghi riferimenti al Signore degli anelli (es. «Frodo Baggins, l’eroe che non ha fallito»). Insomma: quei modi dove le forze del bene e le «forze oscure» sono sempre in lotta in attesa dell’Armageddon finale.
Ora tutti fanno finta di non conoscerlo tanto bene, alcune pagine web sono scomparse (per esempio dal sito del Centro studi La Runa, ovvero la lettera «o» dell’alfabeto futhark, da sempre usata come simbolo dai neonazi italiani). Eppure il circolo Sur le Murs di Pistoia (sua città natale) ne ospitava spesso le serate letterarie, tra un omaggio a Marinetti e un altro a Mishima. Quelli della locale Casa Pound ammettono che fosse «un simpatizzante, come tante altre persone, alle quali non siamo soliti chiedere la patente di sanità mentale». Altri asseriscono fosse «un iscritto», ma il tentativo è scoperto: «è solo un matto, noi non c’entriamo nulla». Eppure i suoi articoli erano compresi – almeno fino a ieri – nell’«Ideodromo» dell’organizzazione. A scorrere la sua «produzione letteraria», in effetti, il dubbio potrebbe anche venire. Alcuni titoli per farsi un’idea: «Dracula, il guerriero di Wotan», oppure «I protocolli del savio di Alessandria» (tentativo di ironia sull’Umberto Eco de Il cimitero di Praga), da cui esce chiaramente una difesa dei «protocolli di Sion» e dei miti della «razza ariana». Ma anche «Il falco degli spazi» e decine di altri articoli pubblicati su La Soglia, rivistina di cui era anche direttore editoriale.
Un povero invasato con la testa piena di miti celtici? Non proprio, e comunque non solo. Si era cimentato in testi anche più direttamente cultural-politici, come «Adriano Romualdi alle radici dell’Europa», altro letterato fascista morto giovane, nel ’73. Nel gloriarne gli scritti, dimostra di aver digerito autori come Julius Evola, Ernst Junger e naturalmente Nietzsche.
Anche il sito Comedonchisciotte – altro contenitore di destra in maschera, che mescola a roba d’area anche molti articoli ripresi da siti di sinistra – gli ha immeditamente trovato una «casella» tale da renderlo «non contagioso» per l’estrema destra nazionale: «il Breivik italiano». Con tanto di pennellate sminuenti «una persona introversa, un solitario». Sarà… Ma il ciarpame che gli affollava la testa è identico a quello di qualche migliaio di zucche che leggevano le sue cose. La differenza sta nella decisione di prendere una 357 magnum, a un certo punto della vita.
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Anonimo
Impegno e levatura culturale? Fondamentalmente, scriveva cazzate (a parte forse l’articolo su Pound e de Rachelwitz). Vero è però che, leggendole, a nessuno sarebbe venuto in mente che quello potesse essere un assassino. Mentre il delirante memoriale di Breivik conteneva già il piano poi messo in atto.