Sembrava troppo bello… Camusso che proclama lo sciopero generale contro il governo (e il Pd) in difesa dell’art. 18.
“Quando conosceremo l’iter parlamentare individueremo la data per gli scioperi, sia per quello generale di 8 ore con manifestazioni territoriali, sia per le altre 8 ore di sciopero per le assemblee nei luoghi di lavoro” ha detto la segretaria Cgil Susanna Camusso, commentando la proposta girata al direttivo della confederazione di un primo pacchetto di mobilitazione di 16 ore. “Calibreremo la protesta in ragione dei tempi e dei modi della discussione parlamentare”, ha aggiunto. Il direttivo Cgil, intanto, è ancora in corso.
Il segretario generale della Cgil non è un’ultrasinistra, e quindi il “trucco” ci doveva essere. Nascosto nemmeno tanto bene, stavolta (ha dovuto improvvisare, e si vede).
La sua proposta, infatti, è stata sì di scioperare, ma a sostegno di una “richiesta” di “correzioni meno brutali all’art. 18”. In pratica uno sciopero per farsi togliere tutto, ma un po’ meno di tutto. Un pasticcio indegno pensato per aprire la strada al Pd, che in Parlamento – a maggio, in sede di approvazione della legge delega che Monti vuol farsi dare – dovrebbe cercare di ottenere quelle “modifiche” negate alla Cgil in quessti giorni.
Ma non una difesa “senza se e senza ma” dell’art. 18; solo una sua “manutenzione” meno violenta… Truffatori al lavoro, occhio!
Contro la posizione di Camusso si sono schierati, com’era ovvio, Gianni Rinaldini (coordinatore dell’area di minoranza), Maurizio Landini (segertario generale della Fiom) e Giorgio Cremaschi (presidente del Cc Fiom). Ma stavolta sono contro anche Domenico Pantelo, segretario generale della Flc (scuola, ricerca, università) e persino Nicola Nicolosi, coordinatore di lavoro e società, componente fin qui “tollerata” all’interno della maggioranza camussiana.
Col passare delle ore l’elenco di chi chiede di “mantere la posizione presa nell’ultimo Direttivo” (l’art. 18 non è trattabile) è andato crescendo: Martini per il commercio, Carla Cantone per i pensionati, Rossana Dettori per il pubblico impiego. In pratica, Fillea a parte, tutte le categorie più numerose della Cgil hanno preso una posizione chiara contro l’ipotesi di “concedere” qualcosa a chi, fra l’altro, ti ha spiegato che del parere del sindacato se ne frega.
L’unico problema della segreteria sembra essere quello di non mettere in ulteriore difficolyà Bersani, ovvero quel mezzo Pd che rischia la scomparsa elettorale alle prossime amministrative. Ma in carniere, nel rapporto con il governo, Camusso non ha davvero nulla.
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