Il governo tecnico, o meglio la maggioranza che lo sostiene, sta sferrando un attacco agli Enti Pubblici di Ricerca. Dopo la notizia della soppressione dell’ISFOL, arriva infatti quella di una nuova legge di “riforma” dell’ISPRA, Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, che rischia di uccidere nella culla un ente mai nato veramente.
Dal 2008 – quando fu creato dalla fusione di APAT, ICRAM e INFS – l’ISPRA è in una fase di eterna transizione, in attesa di partire davvero con quelle attività di ricerca e controllo indipendente in materia ambientale che sarebbero fondamentali per la collettività.
Ha cominciato il ministro vigilante, il titolare dell’Ambiente Corrado Clini, parlando della sua visione dell’ISPRA come “agenzia”, con un ritorno al passato che avrebbe l’unico risultato di indebolire l’Istituto e i suoi lavoratori, rendendoli meno tutelati dal punto di vista contrattuale.
Ha proseguito il Parlamento, ripescando una proposta di legge del 2010, che costituirebbe un nuovo “sistema agenziale”, estraneo al mondo della ricerca e lontano dalle necessità del Paese e di chi lavora in ISPRA. Nel merito, l’approvazione del provvedimento, già calendarizzato nelle Commissioni Ambiente di Camera e Senato, ridurrebbe l’Istituto ad una succursale delle ARPA regionali e del Ministero, che avrebbero il potere di bloccare ogni sua decisione e attività, riducendo ulteriormente la sua autonomia.
Questa ennesima riorganizzazione porterebbe condizioni contrattuali peggiori delle attuali, togliendo al contempo ogni speranza di stabilizzazione ai molti precari rimasti in condizione di lavoro nero, come collaboratori e assegni di ricerca.
L’Unione Sindacale di Base si opporrà con la massima forza e con tutte le iniziative necessarie a questa concezione privatistica della ricerca e dell’ambiente, proseguendo nel solco della sua tradizione di difesa dei beni comuni e del lavoro dagli attacchi scellerati di un mondo politico ormai del tutto asservito agli interessi di banche e finanza.
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