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Il papà di Federico Aldrovandi: “la divisa è un’aggravante”

“Quelle persone che uccisero Federico senza una ragione non erano cittadini normali, ma persone con una divisa addosso. Un’aggravante, non un’attenuante”. E’ quanto sottolinea Lino Aldrovandi, il padre del ragazzo ucciso a 18 anni a Ferrara nel 2005 durante un controllo di polizia. A poche ore dal sit-in che il Coisp ha organizzato a Roma in solidarietà con i 4 agenti condannati in via definitiva per l’omicidio del ragazzo, papà Lino ricorda che “ora viene chiesto, oltre che di farli tornare a casa, anche di restituirgli il lavoro, quasi come se nulla fosse successo”. “Un cittadino normale cosa avrebbe pagato di fronte alla legge, se avesse ucciso senza una ragione, in cooperazione, un ragazzo di 18 anni con un futuro davanti e tante speranze, e avesse poi per giustificarsi detto addirittura il falso?” chiede Lino Aldrovandi in un post pubblicato sul suo profilo Facebook.

Quanto alla richiesta dei genitori di espellere i poliziotti colpevoli dal corpo, Lino Aldrovandi fa un paragone. “Ci sarebbe un datore di lavoro disposto a far finta di niente continuando a tenere quelle ‘schegge impazzite’, definizione utilizzata dal Pg della Cassazione, nel suo libro paga?”. Non solo. “E se fosse stato loro il figlio o di un ministro?” domanda ancora il padre della vittima. Insomma “che facciano pure, é un loro diritto” continua riferendosi all’iiniziativa del Coisp, ma rimarca che scendendo in piazza “avranno modo di mostrare al mondo la loro immagine”. Infine una richiesta: “vi chiedo cortesemente di non offendere nessuno per non fare sentire vittime chi non lo é, e Federico avendolo conosciuto da vicino, per la sua filosofia di pace – conclude – ve ne sarà riconoscente”. 

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