Menu

Ferie forzate alla Bft di Schio

La crisi economica si inasprisce giorno dopo giorno e anche Bft è costretta ad una “riduzione costi” che interessa direttamente i suoi lavoratori, informati delle ferie forzate con l’invio di una semplice e-mail da parte della direzione aziendale.

La crisi internazionale che stiamo vivendo continua inesorabile e senza soluzione da quasi 5 anni, colpendo una sempre più larga parte dei lavoratori con licenziamenti, cassa integrazione, contratti di “solidarietà”, e rendendoli progressivamente più poveri, precari e ricattabili. Questa non è una crisi dovuta all’incapacità di manager e imprenditori, o alla disonestà di politici e banchieri, ma è invece una crisi di sovrapproduzione del sistema capitalistico, che innonda di merci mercati ormai saturi, in cui si realizzano margini di profitto sempre più ristretti. Per sfuggire a questa realtà che condanna il capitalismo, le aziende cercano di ridurre all’osso i costi, tra cui quello della forza-lavoro è il più importante. Infatti, quando sottopagare e aggravare le condizioni di lavoro dei propri lavoratori in patria non basta più, le produzioni vengono spostate altrove dove maggiore è il profitto, eliminando così posti di lavoro in modo definitivo. Sul campo sociale rimane allora un esercito di disoccupati che cresce a dismisura, mentre il ricatto e lo sfruttamento sugli occupati si fanno via via più forti.

Non sorprende dunque che per salvaguardare i profitti in pericolo, industriali e sindacati Cgil-Cisl-Uil collaborino e, con l’appoggio dei governi di larghe intese, sottoscrivano accordi e contratti sempre più al ribasso che, oltre a determinare miseria e precarietà crescenti, portano anche ad un incremento della concorrenza e della divisione tra i lavoratori. Padroni, manager, politicanti, pennivendoli e sindacalisti ci ripetono in coro che “siamo sulla stessa barca”, ci invitano alla collaborazione tra lavoratori e imprese per salvare i profitti, chiedendoci di accettare licenziamenti, riduzioni del salario, tagli allo stato sociale, e illudendoci che “con nuovi sacrifici per uscire dalla crisi” ci sarà per noi un fantomatico vantaggio futuro.

Di fronte al deteriorarsi della situazione, anche noi lavoratori di Bft abbiamo oggi due vie da percorrere: quella di continuare a restare in ginocchio in preda alla paura e alla rassegnazione, al disarmo e all’individualismo, subendo il persistente peggioramento delle nostre condizioni di vita e di lavoro, o quella di reagire, alzando la testa e cercando di unirci e organizzarci per difenderci il più possibile da questo attacco sempre più aspro nei nostri confronti.

L’unione la si costruisce innanzitutto partecipando più numerosi alle assemblee sindacali e discutendo di più dei nostri problemi comuni, senza divisioni e senza distinzioni tra operai ed impiegati, tra reparti ed uffici, tra iscritti o meno ai sindacati. L’organizzazione viene conseguentemente con la lotta di un numero crescente di noi. A tal proposito, non dimentichiamoci della forza che abbiamo saputo dimostrare nel 2009 per tentare di respingere il licenziamento che ha colpito una nostra compagna di lavoro.

In questo delicato momento, scegliere di reagire insieme, uniti e numerosi, è l’unica alternativa possibile per non continuare a subire passivamente ogni decisione o azione contraria ai nostri interessi.

Lavoratori Bft dell’Unione Sindacale di Base – SCHIO

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *