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Rifiuti. E’ saltato il coperchio del “sistema Cerroni”. E adesso?

 

Saltato il coperchio del malaffare dei rifiuti della capitale, sollevato dalla Procura della Repubblica, ormai è chiaro a tutti man mano che escono fuori nomi e cognomi degli indagati coinvolti in questa storia – nella quale si intravedono coinvolti presidenti di Regione di centro-sinistra, centro-destra e perfino una pletora di funzionari infedeli – come l’emergenza della gestione dei rifiuti sia stata fonte di finanziamento della politica, come le opere pubbliche, un fenomeno che in Italia supera la soglia della “normale” corruzione in virtù della straripante intrusione, nel settore, di una economia criminale a discapito della collettività.

I real-politicanti sia a livello locale che nazionale che in questi anni si sono succediti, hanno inventato a metà ’90 “l’emergenza rifiuti” come strada più semplice per alimentare le proprie mangiatoie e quelle degli in-prenditori amici assai e poco capaci davvero di intraprendere sui mercati, delle clientele da moltiplicare, delle cosche da tacitare per i voti generosamente offerti.

Quanto emerge è la punta di un iceberg d’una ramificatissima ragnatela del malaffare legalizzato a discapito dei cittadini che si sono visti in questi anni crescere la loro tassa rifiuti, spacciandola per un costo sociale al fine di evitare gli immondi rifiuti sotto casa.

Il «sistema Cerroni» emerso dalle indagini, grazie anche alla convivenza politica, sicuramente non desta alcuna sorpresa nei Comitati che in questi anni si sono prodigati per una raccolta differenziata, riciclo e riuso dei rifiuti in assemblee pubbliche, nelle piazze, con comunicati stampa, anche denunciando gran parte degli episodi oggetto dei provvedimenti giudiziari attuali, anzi gli stessi sono stati accusati e in molti casi querelati o condannati per accuse ritenute infondate.

Non vogliamo neanche tralasciare il problema dell’attuale modello proposto definito “ciclo integrato dei rifiuti” che grazie all’uso dei “sussidi statali” per le energie rinnovabili che vanno agli inceneritori dai costi iperbolici (che si vorrebbero “termovalorizzatori“, a partire dal gassificatore di Malagrotta, in contrasto con la termodinamica), realizzati da cooperatori e compagni di opere sempre più saldamente consorziati.

Sicuramente l’attuale situazione finanziaria e gestionale dell’AMA non aiuta, anzi a breve si potrebbero riscontrare gravi ripercussioni e ritardi nella diffusione della pratica di raccolta differenziata porta a porta, oltre che alla nefasta gestione a regime ridotto degli impianti di selezione, trattamento meccanico biologico e compostaggio disponibili che obbligano oggi a dover trasferire una significativa quota parte dei rifiuti raccolti verso impianti di smaltimento lontani, con costi triplicati che ricadranno sulle spalle dei cittadini (e nelle tasche degli smaltitori).

Occorre smascherare gli enormi appetiti che si nasconde dietro la pseudo-emergenza rifiuti di Roma se vogliamo che i cittadini capiscano e possano agire, protagonisti consapevoli, non vittime dello scontro in corso.

* Consiglio Metropolitano – Roma

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