Questa mattina a Roma poliziotti in assetto antisommossa, con la partecipazione della Polfer, hanno sgomberato l’occupazione di una struttura di proprietà delle Ferrovie dello Stato a Casalbertone, occupata da una comunità autorganizzata di rom rumeni durante lo tsunami tour dei movimenti per il diritto all’abitare. Una comunità fatta di uomini, donne e tanti bambini che hanno scelto di autodeterminarsi rigettando le politiche discriminatorie e assistenzialistiche delle istituzioni, con il sostegno di molte associazioni e cooperative del terzo settore. Politiche che producono segregazione nei campi e affari d’oro per chi sostiene percorsi separati per i rom, con costi di mantenimento del “sistema campi nomadi” di 86 milioni di euro tra il 2005 e il 2011. “L’attacco di oggi all’occupazione abitativa di via Castelguidone dimostra, ancora una volta, come in questa città l’autodeterminazione che si contrappone al business non sia tollerata” denuncia la rete Abitare nella Crisi “Le parole del sindaco Marino del 23 gennaio scorso contro gli insediamenti abusivi dei rom sono una brutta copia del suo predecessore Alemanno e confermano la linea affaristica che ormai da vent’anni il Comune di Roma tiene sulla testa dei rom”. Per una amara e cinica “ironia della sorte” lo sgombero di oggi è avvenuto chi rifiuta i campi-lager del Comune proprio nella Giornata della Memoria in cui, è bene ricordarlo, si celebra anche il Porrajmos: lo sterminio di 500.000 rom nei lager nazisti. Dopo lo sgombero è iniziato un presidio di protesta presso l’assessorato alle politiche sociali in viale Manzoni per chiedere risposte concrete al problema abitativo.
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