Questa mattina la città universitaria si è svegliata con facoltà chiuse e maschere bianche per simboleggiare gli “esclusi”, mentre gli studenti di medicina davano vita ad un flash mob contro i tagli alle borse di specializzazione e la privatizzazione della sanità.
qui le foto: https://www.facebook.com/sapienza.clandestina/media_set?set=a.1466290326936156&type=1
Facoltà chiuse simbolicamente e maschere bianche degli studenti esclusi e senza voce dentro le università! #Merito e #valutazione nascondono tagli, austerity! No all’università azienda!
Verso il corteo nazionale del 12 aprile, agitiamo le università!!
“Meglio pochi, ma buoni, perché altrimenti non sarebbero nemmeno buoni”
Questa la politica che dai favolosi anni ’80 guida sempre più rettori universitari in tema di numero chiuso e diritto allo studio.
Ma siamo davvero certi che limitare le iscrizioni sia, come ci sentiamo spesso ripetere, necessario e utile all’ università e ai suoi bilanci? Qui alla Sapienza abbiamo quotidianamente esempi di sprechi e sperperi, mentre l’imperativo del “sempre più profitto” entra nell’università celato da merito e qualità, due menzogne che nascondono una formazione dismessa, un diritto allo studio inesistente e infine saperi e competenze che esistono e vengono finanziati solo perché funzionali al magico mondo del mercato.
Vogliamo parlare a tutta l’università
Gauardate la maschera. Vi vedrete il volto di tutti coloro che non sono entrati. Coloro che avete lasciato fuori. Eccoli lì tutti i “non meritevoli”. Non meritevoli di cosa poi? Di valere un investimento.
Perché ormai anche l’istruzione è un investimento monetario e non più un diritto. E’ la maschera che rappresenta gli studenti svuotati di diritti e di personalità, visti solo come contenitori di nozioni da consegnare al mondo del lavoro precario. A partire dalle contestazioni di quest’inverno a chimica contro il numero chiuso, gli studenti hanno iniziato un dibattito interno ad alcuni dipartimenti sulla gestione dei fondi e sulla necessità o meno di inserire il numero chiuso.
Con le azioni dimostrative di oggi vogliamo chiedere una volta per tutte che si intavoli un dibattito che non riguardi singolarmente i corsi di laurea, ma l’intera comunità accademica, che porti ad affrontare in maniera collettiva e non più dipartimentale la questione, per arrivare ad un’inversione di tendenza nella politica di selezione all’ingresso e di riorganizzazione interna dei fondi, delle risorse e delle strutture.
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