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Fermiamo la militarizzazione del porto di Gioia Tauro

Il 2 luglio approderà al porto di Gioia Tauro quella che è stata ribattezzata la nave dei veleni, nome che al plurale è già noto alle cronache calabresi per via di affondamenti anomali di bastimenti zeppi di rifiuti tossici provenienti da mezza Europa, questa operazione non è stata concertata ma imposta dalla NATO allo Stato italiano, sia nei modi che nei luoghi.

La nave in questione trasporta un carico di sostanze che costituiscono le componenti per gli armamenti chimici che il governo siriano si è impegnato a dismettere.

A preoccupare non è il transito nel porto di tali materiali, in quanto di sostanze simili, ne sono transitate già diverse tonnellate in tempi non sospetti all’insaputa di tutti, analoghe operazioni si sono infatti svolte sia nel 2012 che nel 2013, lo scalo ha movimentato “in via ordinaria”, 3.048 container per un totale di 60.168 tonnellate di materiale classificato in maniera analoga a quello contenuto nei 60 container provenienti dalla Siria. “Materiale tossico”,sempre categoria 6.1.

Ciò che desta preoccupazione sono due questioni, la prima è lo smaltimento di tali sostanze, che dopo un processo di idrolisi che avverrà in mare aperto (già di per sé non esenta da rischi per l’ambiente), non si sa che fine faranno, la seconda questione è la possibilità che si riconosca la “vera vocazione” del porto di Gioia Tauro come approdo logistico militare.

Qui entriamo nel campo delle ipotesi, ma sempre restando coi piedi per terra, e possiamo azzardare alcuni ragionamenti, tra i quali spunta la specificità geografica di Gioia Tauro, la quale si colloca a metà strada tra le basi di Gaeta e Sigonella, aggiungiamo che questo can can mediatico non farà altro che confermare la validità dell’approdo calabrese per successive operazioni di pace e si può trarre la conclusione che lo scalo potrebbe essere uno dei siti di interesse per una futura base navale.

Usciamo dal campo delle ipotesi e valutiamo i dati concreti, sono almeno sei anni che i porti italiani vengono monitorati da apparati militari USA, come il NCIS che ha una sua postazione operativa per operazioni “congiunte” contro il narcotraffico, sono anni che Gioia Tauro viene utilizzato saltuariamente per operazioni logistiche militari, va da sé che se lo zio Sam si trova tanto bene potrebbe anche decidere di piantare le tende.

Questo dato spiegherebbe come mai per il transito di 3.048 container non s’è mosso nessuno e per 60 si sta scatenando la corsa dei reporter alla notizia più fresca, con emittenti internazionali come BBC, CNN e Al Jazeera che da settimane hanno mandato i loro cronisti a “piantonare” il porto, forse che i riflettori puntati a seguire le operazioni di carico e scarico minuto per minuto siano le migliori garanzie per evidenziare l’assoluta sicurezza del porto nostrano.

Di fronte a questa ennesima imposizione, che vede nei territori del sud, non solo una riserva di caccia per ricche speculazioni, ma un una pattumiera globale, ci sentiamo in obbligo di denunciare

l’inconsistenza del controllo territoriale da parte degli enti pubblici, quindi da parte degli organi dello Stato. Riteniamo, pertanto, inaccettabile la massiccia  operazione di militarizzazione che sta subendo il Sud dell’Europa.

 Terre di Calabria, 01 luglio 2014

 Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” – Rete per la difesa del Territorio “Franco Nisticò” – Comitato No Discarica Pianopoli – Collettivo Autonomo Altralamezia – Comitato per le bonifiche dei terreni, fiumi e mari della Calabria – Movimento ambientale del Tirreno – Comitato Ambientale Presilano – Movimento Terra, aria, acqua e libertà – Forum ambientalista – Casa della Legalità e della Cultura Lamezia Terme – Comitato No alla Centrale a Biomasse di Sorbo San Basile – Collettivo Totem Catanzaro – Docenti contro la legge Aprea – Fucina Anarchica Cosenza

Sulla vicenda riportiamo anche una nota del Prc locale

Trasbordo armi chimiche siriane a Gioia Tauro.

Nei giorni scorsi si è riunito il Comitato Politico Federale del Partito della Rifondazione Comunista. Dopo aver analizzato il risultato ottenuto alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, dove sarà presente insieme a Curzio Maltese e a Barbara Spinelli la compagna Eleonora Forenza (della segreteria nazionale di Rifondazione), che il partito, a livello provinciale, ha sostenuto e votato, le compagne e i compagni non hanno dimenticato di porre la propria attenzione su di un tema tenuto volutamente in sordina dai partiti di governo, ovvero il trasbordo delle armi chimiche siriane nel porto di Gioia Tauro e la loro successiva distruzione nelle acque del Mediterraneo.

Per Rifondazione Comunista è l’ennesima occasione in cui sono imposte scelte da parte del Governo a scapito di un’area che già subisce, nonostante le forti proteste della popolazione, le inaccettabili decisioni di costruzione di impianti quali inceneritori, rigassificatori e altri ecomostri dannosi per la collettività ed inutili per lo sviluppo dell’economia locale. Il Prc ritiene inammissibile la superficialità con cui i componenti del Consiglio dei Ministri hanno condotto un’operazione di tale portata, di concerto con altri organismi internazionali, senza rendere edotta preventivamente la cittadinanza e le istituzioni locali, che, tradite e mortificate da una classe politica sempre più distante, percepiscono di non avere alcun mezzo per opporsi a tali scellerate scelte.

Nel frattempo, infatti, nonostante l’opposizione della popolazione locale, le operazioni sono già cominciate. La nave USA “Cape Ray” attende nella rada del porto l’arrivo del cargo danese “Ak Futura” proveniente dalla Siria, previsto per mercoledì 2 luglio, al cui interno sono contenute circa 570 tonnellate di gas letali ed agenti chimici altamente tossici, creati appunto per lo scopo di uccidere l’uomo. Oltre ai rischi connessi alle operazioni di trasbordo vere e proprie, che vedranno direttamente impiegato un gruppo di sfortunati portuali (mentre l’intera area del porto sarà evacuata e sottoposta a sorveglianza militare) e che potrebbero consistere nel versamento involontario di quantità variabili di tali sostanze nelle acque del porto, il Partito esprime forte preoccupazione anche per le operazioni successive che consisteranno nella cosiddetta “neutralizzazione” o meglio distruzione di tali sostanze in mare aperto, in una zona non ben precisata del mar mediterraneo tra Italia e Grecia, che potrebbe comportare una pesante contaminazione delle acque mediterranee. A farne le spese saranno soprattutto i residenti delle regioni costiere.

Nonostante alcune domande non abbiano trovato ancora una risposta, ad esempio su quale sia la reale provenienza di queste armi e chi le abbia effettivamente prodotte, ci si chiede quali interessi abbiano portato a tali scellerate decisioni, ovvero perché il porto di Gioia Tauro sia sempre protagonista di “tristi” vicende e mai oggetto di veri investimenti per lo sviluppo del nostro territorio. Ci si chiede, ancora, perché lo smaltimento di tali sostanze debba essere condotto dai marines americani nelle acque chiuse del mar mediterraneo e non piuttosto in acque oceaniche dove tale procedura presenterebbe un impatto ambientale di gran lunga inferiore.

Comunque vadano le cose un dato è incontrovertibile: con la sordità della classe politica di governo e con lo scoraggiamento della popolazione locale è stato creato un precedente che spalanca le porte a qualunque altra decisione di questa natura a scapito della nostra terra.

Il Comitato Politico Federale

Il Segretario Federale

Nicola Limoncino

 

Reggio Calabria, 01 luglio ’14.

 

 

 

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