Con deliberazione del 14/01/2014, la giunta presieduta da Zingaretti ha approvato il Piano straordinario per l’emergenza abitativa nel Lazio, con l’obiettivo di intervenire con prime soluzioni concrete per porre fine alla precarietà alloggiativa che solo a Roma riguarda oltre 50mila nuclei.
Una soluzione definitiva da trovare dentro la città costruita, attraverso l’utilizzo del patrimonio pubblico e del privato inutilizzato, e che va culturalmente in direzione contraria ai meccanismi di privatizzazione sostenuti con forza dal Piano casa di Lupi e Renzi, contrapponendo all’idea di città merce e vetrina quella di una città solidale, dove la valorizzazione avviene in termini sociali e non speculativi. Che non nasconde ipocritamente la condizione delle occupazioni per necessità riguardanti migliaia di famiglie e single nella capitale.
Il Piano straordinario, strappato con un ciclio di lotte che non si è ancora concluso, rischia però di rimanere lettera morta, se non peggio di essere utilizzato per perpetrare quei meccanismi di gestione dell’emergenza alla base del sistema “Mafia Capitale”.
Per questo motivo non ci siamo seduti al tavolo convocato dall’assessore alla Casa del Comune, dopo 15 giorni di occupazione dell’anagrafe contro l’art 5, e ancora una volta abbiamo scelto la strada del conflitto per rivendicare pubblicamente le nostre ragioni.
Dopo aver prodotto un Piano al quale in tanti in tutta Italia guardano con interesse per la capacità di intervento del pubblico e per la possibilità di affrontare in maniera socialmente ed economicamente sostenibile il tema dell’emergenza abitativa lanciando un sasso nello stagno dell’immobilismo, la Regione Lazio ha ritirato la mano scegliendo di consegnare un percorso virtuoso a una gestione poco chiara e trasparente.
Oggi vogliamo fare chiarezza e vogliamo ripristinare un meccansmo di gestione del Piano straordinario che passi per un impegno politico serio del governatore della regione Zingaretti e del suo assessore alle Infrastrutture, alle politiche abitative e all’ambiente Refgrigeri.
La Regione Lazio non può scaricare le proprie responsabilità su un’amministrazione comunale che prosegue nella vendita del proprio patrimonio, come sta accadendo con la delibera che proprio oggi dovrebbe andare in Consiglio e che prevede la dismissione di stabili di proprietà comunale di pregio. Addirittura si propone di offrirli alle ditte disponibili a risanare il manto stradale e le buche romane. Ancora una volta, che sia buco di bilancio o buche sulle strade, si sceglie di disfarsi del patrimonio pubblico invece che destinarlo alle necessità sociali capitoline della città. Non sorprende che in prima fila insieme al sindaco Marino ci sia il chiacchierato assessore ai lavori pubblici Pucci, una volpe chiamata a gestire un pollaio.
Ora, nonostante tutti a parole affermino di voler cambiare pagina, nessuno sembra veramente volerlo fare, ne il Sindaco Marino ne tantomeno il Presidente della Regione Zingaretti.
Infatti la delibera regionale sull’emergenza abitativa, strumento che potrebbe iniziare a mettere in campo risposte vere, rimane nel cassetto con una discussione dispersa in mille tavoli ed in mille rivoli che ne impediscono l’attuazione.
Per questo come movimenti per il diritto all’abitare stiamo occupando la sede della Giunta Regionale in via Rosa Raimondi Garibaldi:
· Per rivendicare l’immediata attuazione della delibera regionale sull’emergenza attraverso un programma preciso che metta in campo in tempi rapidi gli alloggi pubblici e popolari di cui la città ha fame, rigenerando e recuperando il patrimonio pubblico senza continuare a distruggere il territorio;
· Contro le scellerate operazioni di vendita del patrimonio pubblico previste dal Campidoglio insieme a nuove privatizzazioni e pesanti tagli alla spesa sociale;
· Per ribaltare la Legge Lupi che prevede la vendita degli alloggi popolari, il sostegno ai privati con soldi pubblici, il tutto mentre si dichiara guerra, togliendo l’accesso all’energia elettrica, all’acqua, alla residenza e quindi al medico, alla scuola, al rinnovo del permesso di soggiorno, a chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese ed occupa per difendere la propria dignità;
· Per ottenere il blocco generalizzato degli sfratti e conquistare un piano straordinario di Edilizia Residenziale Pubblica che risponda ai bisogni di tanti precari e precarie in tutto il paese.
Una sola grande opera: casa, reddito, dignità per tutt@!
Movimenti per il diritto all’abitare
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