La giornata del 23 aprile è iniziata con un volantinaggio degli attivisti di Diritto alla Città all’assemblea dei soci dell’Acea, consegnando agli azionisti una lettera per denunciare l’espansione della multi-utility nel Centro-Sud Italia, una gigantesca opera di fusione, che altro non è che una “vecchia” privatizzazione con un nome nuovo. La lettera ricordava inoltre che i dividendi promessi per quest’anno si nutrono dell’acqua che viene sottratta ai cittadini.
Ha destato sconcerto la risposta del presidente dell’Acea Ato2, Paolo Saccani, che agli slogan “No a profitti sull’acqua” e “Diritto all’acqua”, ha dichiarato di “pensarla in modi diverso”. Acea Ato2, posseduta da Acea S.p.A. al 99,9%, vìola, infatti, ogni giorno questo diritto stato sancito dall’ONU, effettuando migliaia di distacchi idrici, mentre arrivano bollette sempre più salate che frutteranno ad Acea più di 50 milioni di euro di incasso nel solo 2015..
Mentre i soci Acea stavano chiusi a discutere di profitti in una sede lontana e blindata, si è svolta una partecipatissima assemblea pubblica del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua sotto la sede principale dell’Acea con la presenza di lavoratori dell’Acea e di Publiacqua di Firenze, di amministratori locali e comitati del Lazio, Toscana e Campania, e di cittadini che hanno sperimentato in prima persona il distacco dell’acqua. Si è parlato della qualità del servizio e degli investimenti, della tutela della risorsa idrica e dell’ambiente, della garanzia del diritto all’acqua violato quotidianamente dagli aumenti tariffari e dai distacchi.
Uscendo dai confini nazionali, è stato ricordato l’accordo dell’Acea con la Mekorot, società idrica israeliana che si è macchiata di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani, sottraendo acqua illegalmente dalle falde palestinesi per fornirla alle colonie israeliane. Diverse aziende nel mondo hanno già interrotto le loro collaborazioni con la Mekorot, ma Acea S.p.A. non sembra sensibile alle violazioni di diritti umani.
A seguire gli amministratori locali e i comitati si sono dati appuntamento sotto la regione Lazio, per chiedere l’attuazione della Legge Regionale n. 5, contestando le diffide a cedere i propri impianti ricevute da diversi comuni laziali.
La giornata segnala una determinazione a continuare a difendere il diritto all’acqua. È stata annunciata una mobilitazione nei confronti del Comune di Roma nei prossimi mesi. E a giugno, in occasione del quarto anniversario del referendum, per far valere la volontà di milioni di sì per l’acqua pubblica.
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