Sono alcuni mesi che viviamo l’incubo di un passaggio alla G.O.R.I. S.p.A. per la gestione dell’acqua. Durante la campagna elettorale tutti i candidati (esclusi pochissimi) si sono adoperati per tranquillizzare i cittadini, assicurando, senza alcuna certezza, che l’acqua resterà all’Ausino (sempre S.p.A.). In molti hanno firmato un impegno affinché l’acqua resti pubblica (cioè gestita da un’Azienda Speciale Consortile), sia a livello locale sia a livello regionale. Molti ingenuamente, c’è da dire, hanno firmato, inconsapevoli che anche a livello regionale sono ben decisi a dare applicazione a tutti i provvedimenti legislativi che spuntano come funghi e che favoriscono (non obbligano) la privatizzazione, con il miraggio di rendersi autori di una sana amministrazione. Di contro i cittadini che lamentano bollette sempre più esose, depositi cauzionali, distacchi per morosità … Infine, il comune di Salerno che vende la sua quota azionaria dell’Ausino, col paravento della Razionalizzazione delle Partecipate … E tutto questo senza il minimo rispetto del risultato referendario ottenuto nel 2011! I comitati per l’Acqua Pubblica gridano all’inganno e invitano tutti a partecipare alle manifestazioni di protesta organizzate un po’ ovunque. Sì, il problema non è solo nostro. E’ anche nostro! Negli ultimi anni le tariffe sono aumentate del doppio in quasi tutta Italia. Venerdì 12 giugno appuntamento a Salerno per un flash mob con partenza da piazza Ferrovia alle 19.00. Tutti vestiti di nero, con fiori e ceri per rendere tangibile la morte della democrazia e della volontà popolare. Il 13 invece la manifestazione si svolgerà a Napoli.Il 15 infine, a Cava de’ Tirreni, un incontro pubblico con Alex Zanotelli, missionario comboniano da sempre in prima fila per la difesa dell’acqua, fonte di vita; Maurizio Montalto, avvocato ambientalista che ha curato la riconversione in Azienda Pubblica dell’ex Arin di Napoli, rendendo Napoli la capitale dell’acqua pubblica; Consiglia Salvio, referente del Coordinamento Campano dei Comitati Acqua Bene Pubblico per la gestione pubblica dell’acqua. All’incontro, che avrà luogo dalle ore 19.00 presso i locali del Club Universitario Cavese, sono stati invitati tutti i Sindaci dei Comuni azionisti dell’Ausino e la presidente della società per azioni, avv. Matilde Milite
I comitati ABC (Acqua Bene Comune) di Cava, Salerno e Vietri
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Lo scandalo costituzionale, quattro anni di acqua negata
Riccardo Petrella – Il manifesto 11.06.2015
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Gentile Signor Presidente On. Sergio Mattarella, il 12 e13 giugno del 2011, 27 milioni di cittadini hanno detto chiaramente e con immenso entusiasmo (la democrazia può essere felice), «no al profitto con l’acqua potabile», abrogando la norma che stabiliva la determinazione della tariffa per l’erogazione dell’acqua, contro la remunerazione del capitale investito dal gestore.
Gli italiani hanno coerentemente escluso che l’accesso al diritto umano all’acqua potabile e per l’igiene, riconosciuto come tale dalla risoluzione del 28 luglio 2010 dell’Assemblea Generale dell’Onu, fosse fonte di lucro.
E’ vero che i gruppi sociali dominanti del mondo del business e della politica sono riusciti a ridurre l’acqua per la vita ad una merce, ma gli italiani hanno rotto la tendenza e sono sempre più numerose le città in tutto il mondo che ripubblicizzano i servizi idrici o resistono alla mercificazione della vita.
E milioni di cittadini hanno detto «sì all’acqua pubblica», abrogando la norma che consentiva di affidare la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica a soggetti scelti consentendo la gestione “in house” solo ove ricorrevano situazioni del tutto eccezionali, che non permettevano un efficace ed utile ricorso al mercato
Gli italiani hanno, invece, affermato il diritto all’esistenza della gestione pubblica dei servizi pubblici locali (non solo, quindi dell’acqua) e non a titolo eccezionale. Nel contesto del referendum e del dibattito pluridecennale sull’acqua, l’opzione per la molteplicità delle forme di gestione è stata una chiara e possente affermazione della scelta degli italiani in favore della gestione pubblica.
Ebbene, sono passati quattro anni interi, e gli esiti dei due referendum sono rimasti totalmente disattesi da parte delle istituzioni pubbliche dello Stato, governo e parlamento compresi, e di tutta la classe politica, economica e sociale al potere. Non solo essi sono stati ignorati ma i poteri dirigenti non hanno fatto altro nel corso di questi quattro anni che cercare di adottare misure miranti a svuotare di senso e annullare de facto i risultati dei referendum.
A nulla sono valse le proteste, le manifestazioni, le petizioni degli italiani, le pressioni sul parlamento allo scopo di mettere fine allo scandalo dell’illegittimità costituzionale nella quale si trovano le istituzioni pubbliche dello Stato a causa del loro rifiuto di rispettare i risultati dei referendum. Anche il Suo predecessore, garante della Costituzione, non ha mai pronunciato una parola, non dico di sdegno, ma di semplice monito rivolto alle istituzioni dello Stato affinché rispettassero e facessero rispettare le regole fissate dalla Costituzione.
Gentile Signor Presidente,
oggi il compito di far rispettare la Costituzione incombe alla Sua persona. Tocca a Lei essere il garante della Costituzione italiana, considerata come una delle più belle costituzioni al mondo, ma sempre di più stracciata, violata, rottamata. La prego, non lasci impunito ancora altri giorni, settimane e mesi il furto della nostra Costituzione rappresentato dal non rispetto della volontà di 27 milioni di Italiani. Non lasci rafforzarsi nell’animo degli italiani la disillusione democratica e la sfiducia nelle istituzioni dello Stato: a che serve la democrazia se poi quando votiamo lo Stato ed i dirigenti stessi non rispettano la volontà dei cittadini? Non lasci svanire la bella e ricca coscienza di 27 milioni di persone che hanno espresso con forza che il diritto umano alla vita prevale sulle presunte esigenze tecnico-finanziarie.
Non lasci riaffermare che il dominio del denaro e gli interessi dei gruppi privati e/o dei poteri pubblici corrotti sia legge nel nostro Paese. Il 12 e 13 giugno 2011 27 milioni di Italiani hanno votato per il diritto della ed alla vita. Hanno creduto che l’acqua è UN BENE COMUNE essenziale ed insostituibile per la vita, hanno creduto nella responsabilità pubblica collettiva per garantire l’eguaglianza degli esseri umani rispetto al diritto alla vita. Hanno creduto nell’acqua come una delle fonti più belle e ricche del vivere insieme, hanno creduto di più nella gioia del vivere che nell’arricchimento da profitto, hanno dimostrato fiducia nei Comuni e nelle istituzioni pubbliche, hanno creduto in un futuro per tutti. I referendum sull’acqua sono stati la primavera italiana. Un Suo intervento ridarebbe luce e speranza alla “primavera”.
Un grande grazie, con grande rispetto e fiducia.
PS. Ho osato scriverLe da solo, apertamente. Mi perdoni per l’audacia. Essendo da più di venti anni impegnato attivamente in Italia ed altrove per l’acqua bene comune, l’acqua pubblica, il diritto universale all’acqua e la partecipazione dei cittadini al governo dei servizi pubblici locali, ho la pretesa di pensare che quanto esposto sia condiviso.
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Scheda di carattere storico:
Referendum 2011 per la gestione pubblica del servizio idrico in Italia
Il conflitto è nato in opposizione al modello di gestione privatistico dell’acqua introdotto in Italia a partire dagli anni ’90, con la Legge Galli che, introducendo il “full cost recovery” e la “remunerazione del capitale investito”, ha aperto la porta alla mercificazione dell’acqua. Le diverse normative sull’ordinamento degli enti locali, dalla Legge n. 142/90 sino al Testo Unico degli Enti Locali (TUEL) D.lgs n. 267/2000, hanno spinto verso la trasformazione in Società per Azioni di tutte le forme di gestione del servizio idrico integrato. Negli anni 2000 la spinta verso la privatizzazione è aumentata ulteriormente, con una serie di provvedimenti mirati a rendere residuali le gestioni attraverso enti di diritto pubblico, individuando la forma SpA come l’unica possibile. Decisivo, in tal senso il Dlgs 152/2006 (Decreto Ambientale). L’attacco alle forme di gestione pubblica ha contribuito ad innescare la nascita di un movimento nazionale in loro difesa e per un nuovo modello partecipato (Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua). Il Forum (FIMA), ha quindi raccolto le molte vertenze locali nate con l’avanzare delle trasformazioni in SpA degli enti gestori, lanciando una campagna nazionale per la proposta di una legge di iniziativa popolare che si ponesse i seguenti obiettivi: la tutela della risorsa e della sua qualità, la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato e la gestione dello stesso mediante strumenti di democrazia partecipativa. Sul testo, elaborato collettivamente, “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico”, sono state raccolte 406.626 firme consegnate a luglio 2007. Durante gli anni successivi la discussione della legge si è limitata a poche ore di audizione in Commissione Ambiente della Camera, e i provvedimenti nazionali hanno continuato ad andare in direzione della privatizzazione definitiva dell’acqua. Nel 2009 il Governo Berlusconi approvò una legge che prevedeva un articolo (art. 15 d.l. 135/09 – conversione del cosiddetto Decreto Ronchi) in cui si imponeva la privatizzazione di tutti i servizi pubblici, compreso quello idrico. Una vasta coalizione sociale, guidata dal FIMA, ha deciso di opporsi proponendo un referendum abrogativo di quel decreto e della remunerazione del capitale, ovvero del profitto garantito in bolletta. La campagna referendaria ha visto una massiccia e diffusa attivazione popolare, grazie alla quale, tra aprile e luglio 2010, sono state raccolte più di un milione e quattrocentomila firme. Il voto referendario del 12 e 13 giugno 2011 ha visto circa27.000.000 di cittadini e cittadine esprimersi contro la privatizzazione. La battaglia non si è però conclusa, poiché i Governi successivi si sono adoperati per aggirare il risultato referendario, attraverso tentativi finora respinti ma che rischiano di concretizzarsi nell’operato dell’attuale (2015) Governo Renzi. La legge di iniziativa popolare, decaduta dopo due legislature, è invece stata riproposta dell’intergruppo parlamentare per l’acqua. Attualmente il suo iter è quindi avviato.
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